Li hanno chiamati i portalettere della pandemia, quelli che ci sono sempre stati. Anche quando gli italiani erano tutti chiusi nelle loro case. “Fai quello che ami e non lavorerai un solo giorno nella tua vita”. Battistina, da 41 anni dipendente di Poste Italiane, su questo motto di Confucio ha costruito la sua quotidianità lavorativa, come ha raccontato all’edizione di Vercelli de “La Stampa”. “Con orgoglio dico: sono una postina. Per me è il lavoro più bello del mondo. Son più di 40 anni che consegno lettere e pacchi. Il 1° novembre andrò in pensione e a pensarci un po’ di ‘magone’ mi viene. Questo lavoro mi permette di avere un contatto diretto con la gente”.
Sempre in prima linea
Battistina, 62 anni e mamma di due figlie, ha vissuto la pandemia in prima linea, come hanno fatto tante sue colleghe: “All’inizio – ha raccontato a La Stampa – ero un po’ spaventata, ma mi sentivo anche una privilegiata. Quando tutti erano costretti a stare a casa per il lockdown io potevo uscire. Ho visto il mio mondo cambiare in pochi giorni. La gente aveva paura a firmare una raccomandata. Altri invece comperavano tutto su internet e noi facevamo le consegne. Ho portato anche pacchi di carta igienica. Ho avuto un punto di osservazione particolare”.
Guanti e mascherina
Nelle vie deserte, Battistina, da 41 anni dipendente di Poste Italiane Battistina non ha mai mancato una consegna: “Guanti e mascherina: una barriera tra me e gli altri. Non potevo più scambiare le solite due parole con le ‘mie’ vecchiette. Invece pensate che prima del Covid c’era chi mi offriva i biscotti. Un giorno una signora, a mezzogiorno, è uscita con un panino con la cotoletta, preoccupata che non riuscissi a mangiare. Ne ho viste tante in questi anni, ma mai avrei pensato di imbattermi in una pandemia”, aggiunge la portalettere. Ora Battistina tocca con mano la voglia di ripartire: “C’è voglia di ricominciare. Lo si vede per strada, nei negozi. Quando fai una consegna le persone parlano volentieri. Il postino per tanti è un punto di riferimento”.