Per essere un grande fotografo, quando si è bravi, quando si ha “l’occhio” non è necessario andare lontano. Talvolta basta guardarsi intorno, anche mentre si va in giro a piedi a consegnare la posta e lasciarsi ispirare da persone e luoghi, dalla vita di paese, dalla campagna. È quello che ha fatto Lorenzo Foglio, postino a Barolo nato nel 1886, scomparso nel 1974. Uno dei più grandi fotografi italiani del Novecento, anche se pochi lo sanno.
Il documentario
Nel gennaio del 2013, durante una visita nelle Langhe, al fotoreporter Mario Dondero accompagnato dall’amico vignaiolo Beppe Rinaldi (1948-2018), vengono mostrate alcune lastre fotografiche al bromuro d’argento su cui sono impresse le immagini scattate, un secolo prima, dal fotografo portalettere Lorenzo Foglio. “Geniale” è la definizione commenta Dondero. Da qui il suo progetto: realizzare un documentario che raccontasse la scoperta di quelle preziose immagini e che ripercorresse le vicende umane e professionali del nostro postino-fotografo.
L’eredità
La scomparsa di Mario Dondero nel 2015 e di Beppe Rinaldi nel 2018 ha lasciato incompiuto il loro sogno, ereditato dall’Associazione culturale Giulia Falletti di Barolo: organizzatrice, in prima battuta, della mostra Mario Dondero e Lorenzo Foglio – Lo scatto umano (2018) negli spazi della Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba, in quel di Cuneo, a pochi passi dal paese in cui Foglio era nato e vissuto.
Raccontare il genere umano
Entrambi testimoni del proprio tempo, narratori delle rispettive realtà sociali e ritrattisti di persone comuni, vita popolare e anche rurale, il fotogiornalista Mario Dondero (1928-2015) e il fotografo-postino di Barolo Lorenzo Foglio pur differenziandosi nello stile, nei soggetti e nella tecnica, sono accomunati dalla volontà di raccontare il genere umano. L’esposizione fotografica ha anticipato il documentario girato e portato a conclusione dal regista Stefano Alpini e prodotto dall’Associazione Giulia Falletti di Barolo nel 2020. Il lavoro del regista conduce lo spettatore alla scoperta della vita e degli scatti di Lorenzo Foglio seguendo i passi di Mario Dondero che, nel gennaio 2013, ne ammira le fotografie e ne ripercorre le tracce tramite le interviste alle memorie storiche del paese di Barolo, tra cui la figlia di Foglio all’epoca ancora in vita.
Fotografia sociale
Le immagini del postino-fotografo sono pregiate espressioni di fotografia sociale e umanista, che immortalano uomini e donne nella loro quotidianità. Ritratti a figura intera, volti, luoghi, mestieri e accadimenti che Foglio raccoglie e cataloga con l’occhio del fotografo e, inconsapevolmente, con quello dell’antropologo. Le riprese del regista Stefano Alpini colgono le conversazioni tra Mario Dondero e Beppe Rinaldi, che avvengono in contesti domestici, a volte interrotte da Dondero che imbraccia la macchina fotografica per uno scatto. Sul sito Corporate di Poste Italiane, nella sezione “I nostri filmati” è possibile vedere il trailer ufficiale del documentario, mentre un’anteprima più ampia è disponibile qui https://vimeo.com/490401495.
Commozione
Nell’estate del 2018, in una piccola cerimonia alla Fondazione Bottari – Lattes di Monforte d’Alba, che ospitava la mostra con le sue foto e con quelle di Mario Dondero, i rappresentanti dell’Archivio Storico di Poste Italiane hanno donato ai nipoti di Lorenzo Foglio una copia del suo fascicolo personale. È difficile non commuoversi ripercorrendone le vicende umane attraverso la lettura dei documenti conservati e digitalizzati dall’Archivio Storico di Poste Italiane. Nel fascicolo personale del postino fotografo Lorenzo Foglio, conservato e digitalizzato dall’Archivio Storico di Poste Italiane, della sua attività parallela, comprensibilmente, non v’è traccia. Scopriamo, invece, qualcosa di lui, delle sua vicende umane. Scopriamo che nell’anno scolastico 1897-1898 era stato ammesso alla quarta elementare del Collegio Barolo e poi promosso in quinta, dopo aver superato i prescritti esami.
Alunno modello
Il giovane Lorenzo era un alunno molto bravo, come attesta il 9 in Componimento, il 10 in Dettatura, il 9 n Calligrafia (calligrafia!!! Come me alle elementari un po’ di decenni fa, purtroppo), un altro 9 in Letture, Spiegazioni e Riassunto delle cose lette; era invece meno portato per Aritmetica, Storia, Geografia e Doveri del cittadino (Doveri del cittadino, materia da ripristinare, subito!): solo sette. Oltre che un talentuoso fotografo, è stato sicuramente un bravo cittadino e un bravo postino. Lo attestano le referenze contenute nel suo fascicolo personale. “Di buona condotta politica e morale” lo definisce il sottoprefetto d’Alba nel 1922. “Ben visto e stimato dalla popolazione locale” scrive di lui il Prefetto di Cuneo nel 1955.
Una vita nelle Poste
Nel 1955 Lorenzo Foglio ha già 69 anni e cinquant’anni di lavoro come portalettere. Ha cominciato come “provvisorio” nel 1915 ed è diventato portalettere a tutti gli effetti nel 1925. Andrà in pensione nel 1956. Malvolentieri, perché aveva richiesto di poter continuare a lavorare. Sarebbe bello pensare che la ragione fosse il legame con l’attività di portalettere e con i compaesani ai quali consegnava quotidianamente la posta e, in questo, c’è sicuramente del vero, ma è altrettanto vero che – come spiega in una lettera all’Amministrazione delle Poste – di quello stipendio, di importo superiore a quello della pensione, aveva reale bisogno per campare. Cagionevole di salute, aveva dovuto anche affrontare cure costose e prolungate per la moglie. Una situazione non facile per chi versava in “mediocri condizioni economiche”.
Un servizio lodevole
Le Poste con lui sono state generose, solidali. Sia le Poste del Regno d’Italia che le Poste della Repubblica. Dal carteggio conservato nell’Archivio Storico emergono infatti diverse richieste di sussidio che verranno sempre accolte “trattandosi di un agente che disimpegna lodevolmente il proprio servizio” (così nel 1939), previa verifica delle reali condizioni economiche: un piccolo appezzamento di terreno (vigneto) e una porzione di casa a Barolo, “il tutto per un valore complessivo Lire 12.000”.
La sua ragion d’essere
Non deve essere stata un’attività molto remunerativa, soprattutto se si pensa al tipo di soggetti da lui scelti e ai costi del materiale fotografico. Possiamo immaginare si facesse corrispondere qualche cifra per i ritratti dei documenti d’identità, o per foto commissionate in occasione di eventi o celebrazioni. Sono tante, tantissime, le fotografie da lui scattate perché fotografare era “semplicemente” la sua ragion d’essere.