Un altro modo di vedere l’amore. È una sintesi fedele per leggere, pensare, raccontare le 60 lettere scritte da Chiara Lubich tra il 1943 e il 1949, importanti per capire le origini della nuova spiritualità portata dal Movimento dei Focolari, oggi diffuso in 80 paesi del mondo anche al di fuori della Chiesa cattolica. “Lettere dei primi tempi” il volumetto (Edizioni Città Nuova) che le raccoglie, consente di intuire cosa passa nel cuore di una giovane donna, nel pieno della devastazione bellica del secondo conflitto mondiale. Capace di pensare un mondo altro dalle armi e dalla violenza. Incantata nella ricerca dell’amore come medicina per vincere la provvisorietà dell’esistenza e i morsi della tentazione di estraniarsi dagli altri per garantire se stessi.
L’esperienza spirituale
Chiara Lubich, la maestrina dolce con volontà d’acciaio, si ritrova entro un ciclone spirituale in cerca di capire chi essere e che fare di sé. Prima di definirsi Chiara, si firma a volte “sorella Chiara”, altre Silvia (originario nome di battesimo), o “Silvietta tua” o “Silvia Chiara” e perfino “Lila” alla madre e alla sorella. Scritte agli inizi di una esperienza spirituale ancora in divenire, queste Lettere rivelano un interesse preminente di Chiara: discernere l’amore, senza il quale nulla si comprende della sua vita. Ci ha pensato tanto Chiara sull’amore, sperimentato tanto senza sbagliare una mossa. Il centro di attrazione è rimasto sempre Gesù dei Vangeli, mai una divagazione. Da subito ha voluto amare Gesù concretamente: con il cuore di carne, tipico di una donna che lo vive in modo operoso, dimenticando se stessa per servire gli altri. Sconosciuta agli inizi della sua avventura per cercare e trovare l’amore, poche decine d’anni dopo queste Lettere, con la sua tremenda concretezza Chiara ha posto domande scomode all’economia mondiale del profitto, proponendo in alternativa un’economia di comunione, chiave di una fraternità non solo declamata. Diventata tanto credibile da rappresentare una componente forte dell’economia di Francesco rilanciata dal primo papa gesuita della storia. Una donna disarmata, non specialista, che suggerisce una via per disarmare la finanza globale. Aprire un dialogo di fraternità universale nel regno degli umani e un dialogo di cura verso la “sora nostra matre Terra”. Le Lettere dei primi tempi ci svelano il segreto di una donna, mistica cattolica del nostro presente, riconosciuta sempre più patrimonio comune tra le religioni, credenti e non credenti. Lettere di fuoco interiore, incendiarie di una Chiara, testimone precoce della Civiltà dell’Amore su cui avrebbe puntato Paolo VI per superare le contraddizioni della modernità.
Amore, unica forza
Il segreto di Chiara Lubich è stato quello di vivere l’amore non come fotoromanzo, ma esperienza di una persona che non delude. Per lei, l’amore è Gesù che a testamento ci ha lasciato di amare tutti, specialmente più poveri e fragili e di tendere all’unità attraverso la fraternità praticata. Unità intesa come convergenza su Gesù, la persona che realizza l’amore. Gesù è la sua definizione dell’unità. Pensiero alto per una giovane men che trentenne, vissuta anche in seguito alla ricerca di “Gesù Abbandonato”. Un Gesù scomodo, che ha sperimentato l’abbandono di Dio e degli amici, per dire all’umanità che il suo amore non era un flirt passeggero, ma la base di un mondo nuovo. Amare sempre, amare subito perché “il tempo è un lampo e in mano nostra è solo l’attimo fuggente”. “Fratelli – scrive in una Lettera – Iddio ci ha dato un ideale che sarà la salvezza del mondo”. E’ l’ideale dell’Unità impossibile senza amore. L’Unità è “la palestra di lottatori della vita vera contro la vita falsa”. L’amore è l’unica forza che può tirarci fuori dal nostro guscio con la piena coscienza che amare sia vivere scomodamente. Lettere dei primi tempi in definitiva, rilette oggi, restano una scommessa e una provocazione. Belle come una favola realizzata e da realizzare sempre. Chiara è riuscita negli anni a dare consistenza al suo cercare l’amore. Perché non ripetere un’esperienza analoga?