In questa intervista, realizzata mesi fa dal magazine Postenews, il poeta Franco Arminio ci parla dell’importanza di Poste Italiane nei Piccoli Comuni.
Franco Arminio è una delle voci più autentiche della letteratura italiana di oggi. Con il suo reportage dalle cittadine terremotate dell’Irpinia d’Oriente, “Viaggio nel cratere”, inventò la “paesologia” riscoprendo l’Italia interna, appenninica, spesso dimenticata. Quando lo incontro, mi racconta che il suo rapporto con le lettere è stato sempre molto forte, segnato anche dalla necessità e dalla condizione geografica: “La prima cosa che mi viene in mente sono quelle di una fidanzata che viveva in Olanda, mi arrivavano in buste piccole, lunghe e colorate. In quegli anni scrivevo anche agli scrittori e ai poeti, conservo quelle di Gianni Celati e Gesualdo Bufalino, le cartoline postali di Giuseppe Pontiggia e Andrea Zanzotto, poi è arrivato il tempo delle mail”. Ma di quell’intimità speciale, nonostante sia molto attivo sui social, prova nostalgia: “Ho sempre pensato che siamo qui perché qualcuno ci parli e quindi ho sempre aspettato lettere. Forse le lettere che ho ricevuto sono meno di quelle che ho atteso vanamente”.
La corrispondenza come atto civile
Allora la corrispondenza diventa prossimità e scoperta dell’altro, mistero: “Ho sempre pensato che fino a quando abbiamo voglia di scrivere a qualcuno e qualcuno ha voglia di scriverci difficilmente ci ammaliamo”. Scriversi lo considera un atto civile, “l’epistolario dovrebbe essere incoraggiato dal sistema sanitario come forma di terapia” dice ancora con una boutade l’autore di “Cartoline dai morti”, libro fatto di epitaffi epistolari, una “Spoon River” contemporanea dove riecheggia il grande libro di Edgard Lee Masters. Oggi Arminio è un poeta popolare, con “Cedi la strada agli alberi” ha superato le diecimila copie vendute, un vero e proprio evento per la nostra editoria. “Negli ultimi anni ricevo molte mail da parte di chi legge i miei libri, in gran parte lettrici, spesso sono lettere lunghe e belle e il mio rammarico è che a volte non ho risposto con l’intensità che meritavano. L’epistolario per essere accurato forse può essere tra due, tre persone, non di più. Non si può avere una corrispondenza con migliaia di persone”.
La comunicazione
Ma certo lo stato delle nostre comunicazioni è diventato sempre più veloce e caotico, lo sollecito, ma secondo lui non è cambiata la sua natura profonda: “L’avvento dei vari luoghi per scambiarsi parole ha lacerato la trama del parlarsi: le parole ti arrivano da Messenger, da WhatsApp, via sms, il grande fiume della lettera si è diviso in tanti rivoli, ma la tensione a scrivere per me resta quella di scrivere a qualcuno partendo dalle parole che ho ricevuto”. Secondo lui il futuro è nei piccoli borghi deserti e bellissimi, “ma servono i trasporti, le scuole, gli ospedali” dice, altrimenti si spopolano, fortuna che in molti di loro ci sono ancora le Poste Italiane, non solo un servizio ma un presidio di umanità, di prossimità, suggerisco. “Sì, gli Uffici Postali sono un bel segno di vita, fino a quando c’è la posta per molti c’è anche il paese” finisce col dire con convinzione il poeta dell’Italia interna e interiore.