Nel secondo trimestre del 2021 il prodotto interno lordo (Pil) è aumentato del 2,7% rispetto al trimestre precedente e del 17,3% nei confronti del secondo trimestre del 2020. La crescita è resa nota dall’Istat.
Aumentano importazioni ed esportazioni
La stima preliminare del Pil diffusa il 30 luglio 2021 aveva registrato variazioni analoghe sia in termini congiunturali, sia tendenziali. Il secondo trimestre del 2021 ha avuto una giornata lavorativa in più sia rispetto al trimestre precedente, sia rispetto al secondo trimestre del 2020. La variazione acquisita per il 2021 è pari a +4,7%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano un’espansione, con un aumento del 3,4% dei consumi finali nazionali e del 2,4% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 2,3% e del 3,2%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha fornito un contribuito positivo di 3,1 punti percentuali alla crescita del Pil: +2,8 punti i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,5 punti gli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP).
Crescita confermata
“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la crescita sostenuta del Pil dell’economia italiana nel secondo trimestre del 2021 diffusa nella stima preliminare, con aumenti del 2,7% in termini congiunturali e del 17,3% in termini tendenziali – si legge nella nota di commento -. Il forte recupero dell’attività produttiva riflette un aumento marcato del valore aggiunto sia nell’industria, sia nel terziario. Secondo l’Istat, dal lato della domanda, a sostenere la crescita del Pil sono state le componenti interne dei consumi e degli investimenti il cui contributo è stato di +2,6 e +0,5 punti percentuali, mentre la componente estera ha fornito un apporto di 0,3 punti. Negativo è il contributo delle scorte per 0,8 punti percentuali. Le ore lavorate sono cresciute del 3,9% in termini congiunturali, le posizioni lavorative dell’1,9%, mentre i redditi pro capite sono risultati sostanzialmente stazionari”.