L’Anno settecentenario di Dante, il poeta così sensibile a un rapporto equilibrato tra papato e impero, rende attuale l’infinita vicenda del rapporto tra il potere temporale e il potere spirituale che ha segnato la storia dell’era cristiana. La Lettera XII di Gelasio, vescovo di Roma dal 492 al 496 può considerarsi la madre di tutti i conflitti successivi tra i papi con i re e gli imperatori.
Il primato del papa
La bolla Unam Sanctam di Bonifacio VIII del 1302 costituisce l’ultimo episodio eclatante del conflitto dichiarato tra potere spirituale e potere temporale, e riprende, riaffermandoli con energia, gli ideali teocratici espressi in precedenza soprattutto da papa Gregorio VII, nel 1075 con il Dictatus Papae e le lotte per le investiture, e da papa Innocenzo III (decretale Venerabilem del 1202). Ma la fonte cui si appellano questi pontefici resta la dottrina delle due spade, quella spirituale e quella temporale teorizzata proprio da Gelasio nella Lettera XII all’imperatore Anastasio, conosciuta con il nome di “Famuli vestra pietatis”. Questa Lettera, ora quasi ignorata, definisce il primato della spada spirituale sulla spada temporale, ossia il primato del papa sull’imperatore.
Il Concordato
Questa visione del mondo e della storia ha causato lotte, guerre, sangue e rivalse. Per noi oggi appare quasi incredibile poiché, grazie al concilio Vaticano II (1962-65), respiriamo un’epoca nuova nell’intendere la fede cattolica. Quel concilio ha liberato la Chiesa dalla preoccupazione di competere con i poteri mondani. La nuova visione dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato è affermata nell’Articolo 1 del Concordato tra Italia e Santa Sede stipulato nel febbraio 1984. “La Repubblica italiana e la Santa Sede – vi si legge – riaffermano che lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani, impegnandosi al pieno rispetto di tale principio nei loro rapporti ed alla reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese”. Ma il senso della storia non consente di dimenticare l’importanza della Lettera XII di papa Gelasio.
Scritto occasionale
Pur così influente, il testo gelasiano è uno scritto occasionale motivato dal fatto che l’imperatore aveva sostenuto lo scisma tra le sedi episcopali di Roma e Costantinopoli, conosciuto come scisma acaciano (484-519). Gelasio espose per iscritto la posizione della sede romana in merito allo scisma valutato come una questione ecclesiale e quindi al di fuori dell’autorità imperiale. “Vi sono due autorità dalle quali il mondo è retto: quella del Papa e quella dell’Imperatore, ognuna sovrana nel proprio campo e come tali non cumulabili nella stessa persona se non per opera del diavolo. Esse tuttavia – recita la Lettera XII – debbono collaborare tra loro, perché ambedue derivano dallo stesso Dio […]. Tuttavia, poiché l’autorità religiosa ha direttamente a che fare con il mondo soprannaturale, essa […] è superiore a quella dell’Imperatore, anche se ciò non comporta una sua ingerenza nel campo delle realtà temporali”.
Conflitto ancora attuale
“Due – si afferma in un altro passo della Lettera – sono infatti i poteri, o augusto imperatore, con cui questo mondo è principalmente retto: la sacra autorità dei pontefici e la potestà regale. Tra i due, l’importanza dei sacerdoti è tanto più grande, in quanto essi dovranno rendere ragione al tribunale divino anche degli stessi reggitori d’uomini. Tu sai certo, o clementissimo figlio, che, pur essendo per la tua dignità al di sopra degli uomini, tuttavia devi piegare devotamente il capo dinanzi a coloro che sono preposti alle cose divine, e da loro aspettare le condizioni della tua salvezza”. Nel dibattito ricorrente sul ruolo dei cattolici in politica è disseminata in certa misura la dottrina politica medioevale delle due spade. Resta vivo un conflitto non dichiarato tra quanti sono nostalgici di una Chiesa di potere e di chi la preferisce discepola del Vangelo, libera e a servizio dei poveri.