l’estroso Palazzo delle Poste per le Olimpiadi invernali a Cortina del 1956

La nostra grande bellezza: un viaggio tra i Palazzi storici di Poste Italiane alla scoperta dei tesori artistici e architettonici. Un itinerario sorprendente che coinvolge tutta l’Italia e aiuta a ripercorrere la storia del servizio postale.

A fine gennaio, nel 1956, c’era stata la cerimonia di apertura, seguita da giornali, radio, televisioni di tutto il mondo. I giornalisti della carta stampata facevano ancora la posta ad atleti e allenatori per raccogliere indiscrezioni e commenti e alla posta poi andavano per poterli trasmettere. In questi giorni, nel 1956, si erano appena disputate a Cortina d’Ampezzo le Olimpiadi invernali. Un evento che portò l’Italia alla ribalta internazionale. Anche grazie a noi. Per quelle Olimpiadi invernali, le prime in Italia, tutto deve essere perfetto. Anche così l’Italia si butta alle spalle gli anni difficili della ricostruzione e si proietta verso quelli del boom. Grande è stato l’impegno del conte Alberto Bonacossa, alpinista, sciatore di fondo e di discesa, amante del bob, campione nazionale di pattinaggio artistico, insieme alla moglie, per portare a Cortina queste Olimpiadi. Ci riesce per l’edizione del 1944 che, causa guerra, non viene disputata. Ci riesce una seconda volta per l’edizione del 1956, insieme al conte Thaon di Ravel, rappresentante italiano nel Comitato Olimpico. Tutti fanno la loro parte perché l’Italia non sfiguri. Quasi due miliardi e mezzo di lire investiti per potenziare la ferrovia dolomitica, costruire nuove strade e dotare Cortina e il comprensorio delle Dolomiti di nuove infrastrutture: lo Stadio del Ghiaccio, il trampolino Italia per il salto (immortalati nei francobolli) e il nuovo “estroso Palazzo delle Poste e dei Telegrafi”, così definito dal quotidiano La Stampa in un articolo del 7 febbraio di quell’anno. Se poi sia veramente così estroso si potrà giudicare guardando il documentario del nostro Archivio Storico dedicato all’evento.

Un polo di comunicazione

Ad inaugurare l’ufficio, il 29 dicembre del 1955, circa un mese prima che inizino le Olimpiadi, arriva da Roma il Ministro delle Poste Giovanni Braschi. Lo accompagna il sindaco di Cortina Mario Rimoldi tutto impellicciato. Non manca la benedizione religiosa, come si usava un tempo. A Cortina oltre alle delegazioni sportive, ai tecnici, alle troupe televisive, ai fotografi e giornalisti ci sono migliaia e migliaia di persone che vogliono far sapere, commentare, raccontare a chi non c’è, per posta, per telegramma, per telefono. E se quello da dire è proprio tanto e tanto urgente, con la telescrivente. Il nuovo ufficio postale di Cortina è attrezzato di tutto punto: oltre ai classici sportelli per spedire lettere e telegrammi, incassare vaglia e tutto quanto il resto, c’è un’affollata sala di scrittura per scrivere comodamente e ci sono tante belle e moderne cabine telefoniche: le nuove centraline telefoniche e l’ultramoderno cavo coassiale permettono di gestire simultaneamente fino a 800 conversazioni telefoniche interurbane: nei giorni scorsi era più facile telefonare da Cortina a Tokio ed a Helsinki di quanto lo sia comunemente da Torino a Milano, racconta il quotidiano torinese. In quello che oggi, con termini moderni, chiamiamo back-office c’è la sala apparati, con decine di telescriventi con cui gli impiegati delle Poste inviano in tutto il mondo i reportage dei giornalisti, e la sala fototelegrafica per trasmettere anche le fotografie perché, spiega un, un buon resoconto sportivo non deve mancare delle fotografie relative alla gara descritta.

Ecco alcune immagini dell’Archivio Storico.

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