steinbeck

Si dice che la prima educazione avviene in famiglia. Ciò non significa considerare la centralità della famiglia anziché del bambino o del giovane da educare. È facile confondere i mezzi con il fine e tutte le istituzioni per quanto meritevoli e importanti restano nell’ordine dei mezzi e non dei fini. L’educazione è preparazione di ragazzi e di giovani alla vita e non celebrare le capacità genitoriali. Queste riceveranno la loro ricompensa dalla riuscita dei figli. Sono i figli la prova della riuscita del ruolo genitoriale. Un ruolo molto difficile poiché educare significa preparare alla libertà di fare il bene degli altri. E la libertà chiede ai genitori di respingere la tentazione di sostituirsi ai propri figli. Accettare la libertà dei figli indica il grado di maturità del padre e della madre, non più possessivi e ripiegati su di sé, ma generatori di libertà positive. Sempre e in ogni rapporto interpersonale, la libertà riconosciuta (non concessa) all’altro è segno della nostra maturità.

Una lettera da Nobel

Un significativo esempio di questo modo di intendere l’educazione lo si trova in una lettera di John Steinbeck. Nobel della Letteratura a sessant’anni, autore di indimenticati romanzi come la Valle dell’Eden, Uomini e topi e Furore, si rivelò provetto educatore nella risposta al figlio collegiale quattordicenne che si era innamorato di una ragazza. Thomas chiedeva per lettera un parere ai genitori. Steinbeck che forse mai aveva immaginato di trovarsi tanto alle strette dalla richiesta di un figlio, rispose superandosi su un argomento delicato, considerato ordinariamente imbarazzante per un genitore. Scelse di scrivere con il cuore in mano e chiarezza letteraria cristallina, utilizzata quella volta a un fine educativo. Un “Caro Thom” apre la risposta al figlio che può considerarsi un trattatello sintetico sulla educazione all’amore, un tema che, toccando anche la sessualità, rimane anche oggi ostico e spinoso per tanti genitori.

Consigli d’amore

“Se sei innamorato, è una buona cosa – scrive il padre – la migliore che possa capitare a una persona”. E aggiunge che “esistono vari tipi di amore”. C’è l’amore interessato, malvagio, avido, egoista “che si serve del sentimento per alimentare l’egocentrismo”. È un amore “orrendo e rovinoso”. L’altro, invece “è la profusione di quel che di buono hai in te: gentilezza, considerazione e rispetto”. Il primo genere di amore può fare male, rendere gretti e deboli, il secondo libera la forza, il coraggio, la bontà e perfino “una saggezza che non sapevi di avere”. Steinbeck pensa di capire l’intenzione del figlio: sapere come comportarsi. E questo il padre può dirlo: “Per cominciare, esulta: sii grato e contento. Niente è migliore e più bello dell’amore. Cerca di esserne degno. Quando ami qualcuno, dichiararsi non è mai un’offesa. Devi solo ricordare che alcune persone sono molto timide e a volte bisogna tenerne conto, nel dichiararsi. Le ragazze sanno come riconoscere e percepire i tuoi sentimenti, ma di solito gradiscono che tu li esprima anche a parole. Può capitare, per una ragione o per l’altra, di non essere ricambiati, ma ciò non rende il tuo amore meno bello e prezioso… Saremo ben felici di conoscere Susan. E’ la benvenuta…e non preoccuparti di perdere alcunché. Quel che è giusto, si avvera. L’importante è non avere fretta. Se son rose fioriranno. Con affetto, Pa’”.

Le parole di un padre

Si tratta di una lettera degna di un Nobel dotato dell’arte educativa. Infatti, lo scritto in una forma accattivante, elogia il sentimento del figlio ma senza usare apertamente il termine, lo convince a pensare che molto, della riuscita del suo primo amore, dipenderà dal senso di responsabilità che saprà dimostrare nella condizione assolutamente nuova e inedita della sua vita. Amore e responsabilità. Fortunati quei genitori capaci di spiegare il senso di queste parole e d’istillare che entrambi sono necessari per non perdersi specialmente nel tempo dell’adolescenza.