Mentre il dibattito, sia nel settore dell’istruzione che in quello del lavoro, si concentra sulla necessità di ritornare tutti “in presenza”, le nuove tecnologie segnano un ulteriore passo nella direzione di un mondo sempre più connesso, direttamente da casa, grazie al web e alla realtà virtuale. Ancora una volta è Facebook a tracciare la direzione, grazie ad Horizon Workrooms. Si tratta di una piattaforma che permetterà di lavorare e studiare da remoto grazie alla virtual reality; le persone potranno interagire tra loro per mezzo di avatar. Horizon Workrooms può essere considerato uno spazio per riunioni virtuali ed è disponibile per il download gratuito su Oculus Quest 2. L’utente può partecipare grazie alla tecnologia VR sotto forma di avatar o entrare nella stanza virtuale dal computer attraverso una videochiamata. L’effetto è quello di un incontro “immersivo”, grazie ai comandi intuitivi, ad un audio molto realistico e alla possibilità di utilizzare una lavagna virtuale.
Nella stanza virtuale
È possibile anche configurare il layout della stanza virtuale per le presentazioni, definendo i posti a sedere e adattando la stanza alle dimensioni del gruppo di lavoro. La piattaforma è in grado di supportare fino a 16 persone in VR contemporaneamente, e fino a 50 persone in totale in una chiamata, compresi i partecipanti video. In pratica siamo alla “fase due” delle connessioni da remoto che hanno subito una enorme accelerata a causa della pandemia. Questa nuova tecnologia rappresenta l’evoluzione della “call” effettuata via skype, zoom, meet, teams, ecc.
Second life
A beneficiarne potranno essere lo smartworking, ma anche la didattica e la formazione a distanza. Ed è la stessa Facebook a spiegare come il mondo in cui lavoriamo stia “cambiando”, con “sempre più persone” che “lavorano in remoto” e “sempre più persone” che “vogliono opzioni di lavoro flessibili e sempre più persone” che “stanno ripensando a cosa significhi stare in un ufficio”. Ma Horizon Workrooms rappresenta solo la “punta dell’iceberg” di un processo di evoluzione che porterà l’umanità a popolare nuovi mondi virtuali. Nulla a che vedere con i primi esperimenti virtuali di “Second life”.
Che cos’è il metaverso
La direzione è più quella raccontata dal film di Spielberg, “Ready Player One”, o da serie tv come “Caprica”, spin off di “Battlestar Galactica”. Del resto è stato lo stesso Zuckerberg ad annunciare di recente che Facebook si trasformerà da “società di social media a società del metaverso” e che “il metaverso sarà il successore dell’internet mobile”. E tutto questo potrebbe avvenire entro i prossimi cinque anni. Il patron di Facebook ha anche annunciato la creazione di un apposito team dedicato al progetto del metaverso: un luogo virtuale dove gli utenti potranno lavorare, socializzare, giocare grazie ai loro avatar. Nel mondo del gaming esistono già universi virtuali dove i giocatori interagiscono fra loro. In videogiochi come Fortnite, ad esempio, il rapper Travis Scott (sotto forma di avatar) ha tenuto lo scorso aprile un concerto a cui hanno assistito oltre 12 milioni di giocatori. Il metaverso, però, sarà ancora più immersivo. Non guideremo il nostro avatar con un controller, ma saremo “fisicamente immersi nel mondo virtuale” grazie a cuffie, occhiali, guanti e altri aggeggi tecnologici sempre più sviluppati. Il futuro è adesso.