Nel 2019, rileva l’Istat, la spesa del settore privato (imprese e non profit) continua a essere la principale componente della spesa in ricerca e sviluppo intra-muros complessiva (64,9%). Le imprese hanno investito 16,6 miliardi di euro (lo 0,93% del Pil) con un peso pari al 63,2% della spesa totale, invariato rispetto all’anno precedente. Si stima una minore partecipazione delle Università, che concorrono al 22,5% alla spesa complessiva (-0,3 punti percentuali rispetto al 2018), mentre le quote del settore pubblico (12,5%) e del non profit (1,8%) crescono, rispettivamente, di +0,1 e +0,2 punti percentuali.
Il finanziamento
Con riferimento alle fonti di finanziamento, le imprese si autofinanziano per la maggior parte della spesa in R&S (14,7 miliardi, pari al 55,9% dei finanziamenti complessivi). Seguono il settore delle istituzioni pubbliche con il 32,3% (8,5 miliardi) e i finanziatori stranieri che partecipano con il 9,6% della spesa (circa 2,5 miliardi). Rispetto al 2018, aumenta la spesa finanziata dalle imprese nazionali (+1,4 punti percentuali); mentre sono in calo sia la componente estera sia quella pubblica (rispettivamente -1,0 e -0,4 p.p.). Resta pressoché stabile la quota dei finanziamenti sostenuti dal non profit e dalle Università. Ad eccezione del non profit e delle Università, l’autofinanziamento si conferma la fonte principale della spesa per ricerca e sviluppo. In particolare, le imprese nazionali finanziano il proprio settore per una quota pari all’85,5%, in crescita rispetto al 2018 (+2,2 punti percentuali). All’aumento dell’autofinanziamento corrisponde, invece, un ridimensionamento sia della componente estera sia del contributo pubblico (rispettivamente -1,6 e -0,7 p.p. rispetto al 2018). Anche nel settore pubblico nel 2019 l’autofinanziamento ha interessato una maggiore quota della spesa in R&S rispetto all’anno precedente: l’87,1% contro l’86,9% del 2018. Nel settore non profit la quota di autofinanziamento invece è scesa dal 35,6% del 2018 al 31,5% nel 2019; la diminuzione è stata compensata principalmente dall’aumento del contributo pubblico (+3,8 p.p. rispetto al 2018).