Kaizen è un termine giapponese che si può tradurre con “L’atto di migliorare i punti negativi” o anche con “cambia per migliorare”. Al miglioramento continuo delle performances, attraverso l’analisi e la correzione degli errori, Poste Italiane ha dedicato un premio, denominato appunto “Premio Kaizen”, riservato alle proprie strutture. Nel programma “lean” di Poste Italiane il kaizen è utilizzato per analizzare, e risolvere problematiche particolarmente complesse utilizzando un approccio strutturato e organizzato. Il TG Poste ha dedicato un approfondimento al miglior progetto Kaizen del 2021, quello del centro di smistamento di Bologna.
Riduzione degli sprechi
Gabriele Marocchi, responsabile della macro-area logistica del Centro-Nord Pcl di Poste Italiane spiega: “Essere una società lean vuol dire essere orientati al raggiungimento degli obiettivi verso i clienti, attraverso un controllo dei processi end-to-end, perseguendo obiettivi di efficacia. Vuol dire ogni giorno ricercare quelli che sono gli sprechi, analizzarli e ridurli il più possibile”.
Coinvolgimento e formazione
Il premio è un riconoscimento all’impegno ed al lavoro del personale coinvolto nel processo di miglioramento, attraverso la formazione professionale: “Il personale – spiega Marocchi – deve essere motivato, formato, avere le corrette competenze e conoscenze, ma anche una visione d’insieme di ciò che si sta facendo. I risultati si ottengono non solo con nuove tecnologie, ma cambiando anche approccio, con postazioni di lavoro che non sono solo meccanizzate ma anche manuali”.
Dalle criticità alle soluzioni
Michele Sgobba, responsabile del centro di smistamento bolognese sottolinea come “Il percorso di miglioramento continuo porta ogni figura del reparto attraverso i progetti kaizen, suggerimenti e meeting di reparto a monitorare il processo e la sua evoluzione nel tempo”. Così è nato il progetto vincente: “Il problema affrontato – spiega la caporeparto Cristina Casella – è stato il mancato rispetto delle tempistiche di lavorazione del prodotto formato P resi a mittente. Ne abbiamo analizzato l’intera filiera per capire le criticità”. I risultati sono arrivati, con la soddisfazione di tutti: “Si è abbassata notevolmente – dice il caposquadra Mario Punzo – la percentuale di prodotto destinato alla videocodifica, dal 67 al 40%; si sono dimezzati i tempi di lavorazione alla prima fase manuale casellari ed è raddoppiato il prodotto di quantitativo conforme da immettere nell’impianto, così come richiesto dal cliente, dal mercato e come ci attendevamo all’inizio del progetto”.
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