“Lettera dall’oltretomba – Riservata e segretissima – ai missionari cinesi”. Autore Don Lorenzo Milani. Anno 1954. Pubblicata nel volume “Esperienze pastorali” rivisitate con occhio critico per valutare l’aderenza al Vangelo della vita e opere della Chiesa, non solo fiorentina, ma dell’Italia e dei Paesi del benessere. Non è lunga, ma intensa, questa Lettera celeberrima scritta quando ancora non s’immaginava alle porte il concilio Vaticano II che si sarebbe fatto carico della conversione millenaria della Chiesa. Ora, specialmente con l’avvento di Francesco che ha reintegrato il buon diritto dei poveri a stare parte attiva nella Chiesa e non più mendicanti a cui donare il superfluo, cominciamo a capire il comandamento evangelico sui poveri. Il solo parlarne era sovversivo. E tale apparve anche il libro “Esperienze pastorali” subito ritirato dalla circolazione per volere dell’allora Santo Ufficio, nonostante la dettagliata ed entusiasta prefazione di un vescovo autorevole.
Evangelizzare l’Occidente
Come nello stile di don Milani anche questa Lettera coinvolge il lettore indirizzandolo oltre il tempo presente, coinvolgendolo nel cambiamento necessario per umanizzare la società e la stessa esperienza cristiana. Questo sacerdote sulla cui tomba si è recato Francesco sanando un torto che lo aveva emarginato da vivo, scrive a futura memoria a quei missionari cinesi che animati dallo zelo evangelico tipico di una Chiesa perseguitata, si sarebbero trovati a evangelizzare un Occidente scristianizzato a motivo delle secolari connivenze della Chiesa con i poteri economici e politici, dimentica del comandamento dell’amore verso Dio e il prossimo. Con questa semplice premessa la Lettera richiede solo meditazione interiore da parte del lettore. Appare come una sintesi di Diario dell’anima cristiana pentita per l’infedeltà al Vangelo.
Il testo
“Cari e venerati fratelli, voi certo non vi saprete capacitare come prima di cadere noi non abbiamo messa la scure alla radice dell’ingiustizia sociale. È stato l’amore dell’”ordine” che ci ha accecato. Sulla soglia del disordine estremo mandiamo a voi quest’ultima nostra debole scusa supplicandovi di credere nella nostra inverosimile buona fede. (Ma se non avete come noi provato a succhiare col latte errori secolari non ci potrete capire). Non abbiamo odiato i poveri come la storia dirà di noi. Abbiamo solo dormito. È nel dormiveglia che abbiamo fornicato col liberalismo di De Gasperi, coi congressi eucaristici di Franco. Ci pareva che la loro prudenza ci potesse salvare. Vedete dunque che c’è mancata la piena avvertenza e la deliberata volontà. Quando ci siamo svegliati era troppo tardi. I poveri erano già partiti senza di noi. Invano avremmo bussato alla porta della sala del convito. Insegnando ai piccoli catecumeni bianchi la storia del lontano duemila non parlate loro dunque del nostro martirio. Dite loro solo che siamo morti e che ne ringrazino Dio. Troppe estranee cause con quella del Cristo abbiamo mescolato. Essere uccisi dai poveri non è un glorioso martirio. Saprà il Cristo rimediare alla nostra inettitudine. È Lui che ha posto nel cuore dei poveri la sete della Giustizia. Lui dunque dovranno ben ritrovare insieme con Lei quando avranno distrutto i suoi templi, sbugiardati i suoi assonnati sacerdoti. A voi missionari cinesi figlioli dei martiri il nostro augurio affettuoso”. Firmato: “Un povero sacerdote bianco della fine del II millennio”.
L’occasione di salvezza eterna
La sorpresa per questo testo aumenta se si considera la dedica che apre il volume delle Esperienze pastorali. “Questo lavoro è dedicato ai missionari cinesi del vicariato apostolico dell’Etruria, perché contemplando i ruderi del nostro campanile e domandandosi il perché della pesante mano di Dio su di noi, abbiano dalla nostra stessa confessione esauriente risposta. Lui solo vogliamo dunque ringraziare della nostra giusta condanna che ad essi ha dato occasione di eterna salvezza. Se dunque da questa umile opera potranno per il loro ministero trovare ammaestramento, non manchino di pregare in cinese il Cristo misericordioso perché dei nostri errori, di cui siamo stati a un tempo vittime ed autori, voglia misericordiosamente abbreviarci la pena”. Sta forse per scoccare l’ora della Cina?