La crisi come occasione: per ricostruire il senso di comunità nella popolazione e per esaltare l’innovazione nel sistema economico. Giorgio Zanchini, giornalista di lungo corso e conduttore di “Radio Anch’io”, storica trasmissione in onda tutte le mattine su Rai Radio 1 scorge nella nuova normalità una società rinnovata nel suo spirito e capace di risollevarsi in fretta dallo shock.
Nei mesi scorsi si è sentito dire, forse anche con un certo trasporto retorico, che saremmo usciti “migliori” dalla pandemia. Ammesso che l’Italia ne sia uscita, come ne usciremo?
“È un nodo sul quale ho letto le cose più disparate. Io stesso ho partecipato all’iniziativa editoriale ‘Il mondo dopo la fine del mondo’ e sono arrivato alla conclusione che esiste una divisione netta tra chi crede, la maggioranza, che ne usciremo identici e una minoranza che crede che ne usciremo senz’altro cambiati. All’interno di questa minoranza bisogna distinguere tra chi dice che ne usciremo peggiori e chi è convinto che il periodo della pandemia ci abbia migliorati. E poi c’è una posizione mediana, che io condivido e che corrisponde anche alle parole di Papa Francesco: sarebbe un dramma ancora peggiore del Covid uscirne uguali o peggiori di prima. La crisi deve rappresentare un’occasione per risistemare l’assetto del mondo, partendo da tre assunti: il primo è la consapevolezza da parte di tutti di essere sulla stessa barca, abbiamo imparato che i nostri comportamenti influenzano quelli degli altri perché l’umanità è una sola; il secondo, conseguente, riguarda il senso di solidarietà e il senso di comunità più forte causato dalla pandemia; infine la serietà. La drammaticità della situazione ha imposto un bagno di realtà in un Paese che troppo spesso tende alla farsa e al melodramma”.
Ci sono altri aspetti positivi che individui nella nuova normalità che ereditiamo da questo lungo periodo?
“Sicuramente, l’accelerazione della digitalizzazione ha avuto e avrà ricadute positive sulle nostre esistenze private e professionali. Abbiamo compreso che molte cose che facevamo prima in presenza sono realizzabili anche a distanza: questo libera tempo per noi e, limitando gli spostamenti, ha un impatto positivo anche sul pianeta. È un processo che era già in corso ma che la pandemia ha accelerato”.
Radio Anch’io, su Rai Radio 1, è la trasmissione che apre la giornata di moltissimi italiani. La pandemia ha cambiato la vostra sensibilità rispetto ai contenuti e al modo di comunicare con gli ascoltatori?
“Non mi era mai capitato, nel corso della mia carriera professionale, una monotematizzazione del genere. Non era capitato né con l’11 settembre né con i terremoti: la pandemia ha dominato il palinsesto per un periodo lunghissimo. La nostra trasmissione è divisa in tre parti e le abbiamo dedicate al Covid, dando voce naturalmente anche allo sconcerto degli ascoltatori. Dal punto di vista dei contenuti, abbiamo cercato di dare parola alla scienza, con voci autorevoli e competenti ma ci siamo resi conto che anche in questo caso della varietà e della divaricazione dell’opinione pubblica. Persino la voce della scienza, di fronte a una malattia nuova, non era univoca. Non è stato semplice affidarsi ad alcune voci scientifiche e ci siamo posti una questione deontologica: quanta voce dare ai cosiddetti no vax e no green pass. Rispettando i doveri del servizio pubblico, abbiamo cercato di rappresentare anche quel punto di vista dando voce agli ascoltatori paurosi, ai dubbiosi e a chi era preoccupato”.
Sanità, scuola, lavoro sono temi centrali per chi vi ascolta e sui quali imperversano fake news capaci di ribaltare le aspettative e il sentiment della gente. Quali sono i compiti del giornalismo in questa fase così delicata di ripartenza del Paese?
“Recenti ricerche confermano che la maggioranza degli italiani hanno fiducia sia nei confronti della scienza sia dei media mainstream come radio e televisione e come questa sia addirittura aumentata durante la pandemia, come barriera nei confronti delle fake news. Alla Rai abbiamo costituito una task force per valutare in tempi rapidi le notizie di natura scientifica. Abbiamo in un certo senso costruito anche noi degli anticorpi, come tante agenzie di informazione del mondo”.
Il sistema economico, parallelamente ai consumi, si sta gradualmente riattivando. Anche le grandi aziende come Poste Italiane fanno i conti con uno scenario cambiato nelle abitudini e negli stili di vita. Quali sono le opportunità da cogliere in questo momento per fare business con una rinnovata attenzione verso la società?
“Ho l’impressione che l’economia e il commercio trarranno beneficio dalla nuova normalità e dalla digitalizzazione dei processi. Le aziende hanno capito come usare meglio il proprio personale e come lavorare più sul risultato che sul processo: questo aiuterà le imprese innovative e l’efficientamento di tutto il sistema”.