Nonostante la pandemia, gli italiani risparmiano di più e hanno più liquidità in portafoglio. La propensione al risparmio, infatti, è passata dall’8,1% del 2019 al 15,8% del 2020, mentre il contante e i depositi nelle mani delle famiglie italiane sono aumentati del 7,5% reale in un anno, tendenze che si confermano in continua crescita anche nel 2021. Questo il quadro fotografato dal 2° Rapporto Censis-Assogestioni “Gli italiani e la finanza sostenibile, per andare oltre la pandemia”, presentato con l’obiettivo di analizzare le propensioni degli investitori e gli ostacoli comportamentali che ne precludono l’accesso ai mercati dei capitali e, in particolare, comprendere quanto valori e strumenti improntati alla sostenibilità siano oggi realmente in grado di incidere sulle decisioni finanziarie finali. Infatti, se molte famiglie sono ancora scosse dalla miriade di notizie ed eventi negativi che hanno caratterizzato la recente situazione sanitaria, è vero anche che è in aumento il numero di risparmiatori italiani disposti a tornare ad investire e vogliono farlo con maggiore consapevolezza, certi di avere un ruolo centrale nella costruzione di un’economia più sostenibile e inclusiva, indirizzando le risorse verso quegli investimenti responsabili che possono avere un impatto positivo soprattutto nei confronti dell’ambiente. Di seguito i dati più rilevanti e utili per analizzare nel dettaglio le scelte di investimento degli italiani e capire la loro disponibilità ad investire i propri soldi nella grande sfida collettiva del nostro tempo, ovvero la transizione ad una società sostenibile.
Investimenti ESG, italiani risparmiatori
È l’ora del “green” e gli italiani sono pronti ad investirvi i propri risparmi. Il Rapporto Censis-Assogestioni rileva, infatti, che la maggioranza (oltre il 63%) conosce le caratteristiche degli strumenti ESG (Environmental, Social e Governance), basati su criteri di investimento responsabile, e ben il 52,5% di loro li apprezza al punto che sarebbe interessato ad inserirli nel proprio portafoglio. Percentuali che aumentano vertiginosamente con riferimento ai giovani (68,4% e 72,1% rispettivamente) e ai laureati (71,9% e 66,6%). Insomma, agli italiani gli investimenti ESG piacciono, visto che per il 63,9% degli intervistati, l’opzione green rappresenta una opportunità per investire bene e dare prova dei valori in cui si crede. Anche per i consulenti finanziari gli investimenti responsabili attirano più di prima: secondo l’82,4% la clientela è molto o abbastanza interessata ai prodotti ESG, il 76,9% nota una maggiore attenzione rispetto al periodo pre-Covid e il 68,3% li propone con più frequenza. L’universo dei prodotti ESG presenta, dunque, grandi potenzialità di crescita ma ad un patto: il green deve essere autentico e verificato.
Green ok, ma con il bollino
Per l’84,6% degli intervistati servono regole condivise a livello europeo – e in questo la recente introduzione della Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR) ovvero del primo Regolamento Europeo (Regolamento UE 2019/2088), adottato nell’ambito del Piano d’azione per la finanza sostenibile, che mira a disporre una serie di obblighi di trasparenza nei confronti degli operatori finanziari, rappresenta un importante primo passo in avanti – e la creazione di strumenti come l’adozione di marchi, ad esempio un bollino, con cui gli investitori possano identificare i prodotti finanziari green. Tale sensibilità è avvertita anche dagli stessi consulenti finanziari che, oltre a suggerire l’adozione a livello europeo di un sistema di regole chiare con cui identificare i prodotti ESG (49,6%), propongono varie soluzioni come l’attivazione di parametri (indici, dati, ecc.) con cui misurare il rispetto delle finalità ambientali, sociali e di governance da parte dei destinatari degli investimenti (42,9%) fino ad arrivare ad una richiesta di maggiore trasparenza nelle informazioni rese in sede di collocamento e nei Regolamenti di gestione.
Informazioni sempre più dettagliate, più consulenza
Gli italiani, spiega ancora la ricerca Censis, vogliono ormai avere informazioni precise su ciò che acquistano, e lo stesso vale anche per i prodotti finanziari. “La trasparenza per gli italiani è una priorità che va perseguita con strumenti appropriati”, è scritto nello studio, “che vorrebbero a livello europeo regole, marchi (ad esempio un “bollino”) che consentano agli investitori di identificare rapidamente e in maniera chiara gli investimenti”. Oltre alla trasparenza, serve anche una “spinta gentile”: l’81,2% degli italiani pensa che per promuovere gli investimenti sostenibili occorrano benefici fiscali pensati appositamente per i prodotti ESG, con valori che arrivano all’85,1% tra gli alti redditi e all’85,3% tra i laureati. Per il 72,5% degli italiani in questa fase la consulenza finanziaria è strategica per promuovere una finanza più sostenibile. Il dato sale tra gli alti redditi (84,8%), i laureati (76,9%) e risparmiatori abituali (78%). Questo anche perché i consulenti non sono percepiti come promotori di prodotti, ma come interlocutori in cui avere fiducia, da ascoltare per ricevere soluzioni affidabili.