Il Presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, sentito il Presidente del Senato della Repubblica, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha convocato il Parlamento in seduta comune, con la partecipazione dei delegati regionali, lunedì 24 gennaio, alle ore 15, per l’elezione del Presidente della Repubblica. L’avviso di convocazione è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale.
I grandi elettori
Come prevede la Costituzione, il Presidente della Repubblica è eletto nell’Aula di Montecitorio dal Parlamento in seduta comune integrato da 58 rappresentanti delle Regioni: ogni regione ne elegge tre con l’eccezione della Valle d’Aosta che ne elegge uno. La seduta comune del Parlamento è presieduta dal presidente della Camera. Di solito l’Aula di Montecitorio viene opportunamente risistemata per consentire a tutti i “grandi elettori” di prendere posto ma a causa del Covid è difficile che per questa elezione sarà consentito a tutti i grandi elettori di restare in Aula. Quest’anno i grandi elettori saranno 1008 o 1009 (dipende se sarà proclamato prima del 24 il seggio del senatore dem Porta subentrante a Adriano Cairo).
I quorum
La Costituzione prevede che nelle prime tre votazioni la maggioranza richiesta per l’elezione sia quella dei due terzi dei componenti dell’Assemblea, che questa volta è di 672 (o di 673 voti). Dal quarto scrutinio il quorum si abbassa: per essere eletti basterà la maggioranza assoluta dei componenti dell’Assemblea, pari a 505 voti. Non c’è una prassi certa sulla cadenza delle votazioni; la seduta comune è considerata un’unica seduta anche se si sviluppa in più giorni.
La votazione
Per consuetudine votano prima tutti i senatori, poi i deputati e quindi i delegati regionali. La “chiama” dei grandi elettori è ripetuta due volte. Ognuno, per assicurare la segretezza del voto, entra nelle cabine poste sotto il banco della presidenza, dette “catafalco”, e scrive il nome del candidato che intende votare nella scheda che gli viene consegnata dal commesso e che è timbrata e firmata dal segretario generale di Montecitorio. Quindi, uscito dalla cabina, l’elettore deposita la scheda, ripiegata in quattro, nell’urna di vimini e raso verde, ribattezzata “l’insalatiera”, davanti alla quale c’è un segretario di presidenza.
Lo spoglio
Lo spoglio è fatto dal presidente della Camera, che legge in Aula i nomi dei candidati uno ad uno ad alta voce. Il conto delle schede viene tenuto dai funzionari della Camera e dai componenti dell’ufficio di presidenza di Montecitorio, che si assumono il compito di scrutatori. Nel 1992 Oscar Luigi Scalfaro era presidente della Camera e lesse le schede della votazione che lo portò al Quirinale; ma, poco prima che il quorum fosse raggiunto, lasciò il posto al vicepresidente della Camera, Stefano Rodotà, e aspettò il risultato definitivo nel suo ufficio.
Risultati
Per ogni votazione vengono letti i risultati all’Assemblea al termine dello spoglio. Per essere messe a verbale, le preferenze ai candidati devono essere almeno due. Chi riceve un solo voto viene conteggiato genericamente tra i voti dispersi.