L’industria italiana del risparmio affronta la crisi di petto e nell’anno della ripresa dei mercati finanziari e dell’economia globale fa segnare il miglior risultato di raccolta fondi netto dal 2017 con 97,4 miliardi di euro. All’interno di questo dato, spicca la prestazione di Poste Italiane che nel 2021 fa segnare flussi per 2,28 miliardi sul fronte dei piani di risparmio. L’analisi complessiva è riportata dal quotidiano Milano Finanza.
Italiani risparmiatori
La proverbiale vocazione italiana al risparmio, dunque, si conferma: i dati fanno segnare un risultato netto di 93,02 miliardi sul fronte della raccolta, dei quali 65,61 miliardi nei fondi comuni aperti, 7,15 miliardi nei fondi chiusi, 20,25 miliardi nelle gestioni di portafoglio (dato che comprende 11,82 miliardi delle linee retail). A fare i conti in tasca alle società è la mappa trimestrale di Assogestioni, che completa e sintetizza le singole mappe mensili. “Il patrimonio – scrive Milano Finanza – ha raggiunto a fine anno un nuovo massimo storico di 2.59424 miliardi sia per effetto della raccolta sia per la spinta del rialzo delle quotazioni di azioni e bond. Di questi, 1.272,58 miliardi sono relativi ai fondi comuni, 78,66 miliardi ai fondi chiusi e 1.242,98 miliardi alle gestioni di portafoglio”.
Prospettive ancora positive
Il boom è stato ovviamente causato dal ritorno all’economia dopo il difficile anno pandemico e dalla volontà degli italiani di mettere in sicurezza i risparmi, ma le prospettive restano ancora positive. Il quotidiano sottolinea infatti che “nonostante questo boom di raccolta, per ora la maggior parte della liquidità record detenuta dalle famiglie sui depositi bancari resta congelata e come segnalano i dati Abi ha superato a fine 2021 i 1.850 miliardi. Si tratta di un bacino che offre enormi potenzialità di crescita ai gestori”.
Fondi comuni e piani di risparmio
Dati importanti anche sul fronte dei fondi comuni aperti, anch’essi fanno segnare un record dal 2017: “Hanno visto – si legge ancora – forti afflussi negli azionari (32,36 miliardi), seguiti dai bilanciati (23,46) e dagli obbligazionari (11,27). In rosso, invece, i flessibili (-847 milioni), i fondi hedge (-329) e i monetari (-307)”. Relativamente ai Pir, piani di risparmio individuali invece, la mappa conferma “la ripresa delle sottoscrizioni anche se a ritmi più deboli rispetto ai primi annidi avvio della normativa”. Il dato legato ai Pir segnala flussi netti pari a 323 milioni, grazie al risultato di 379 milioni dell’ultimo trimestre che ha portato in attivo la raccolta dei 12 mesi che era stata fino a settembre in rosso. Il patrimonio consta invece di 21,19 miliardi su 68 comparti.