Il valore della squadra nel racconto di Dino Zoff

Oggi, 28 febbraio, il grande Dino Zoff compie 80 anni. Celebriamo questo importante traguardo con un’intervista realizzata da Postenews al capitano della Nazionale campione del mondo nel 1982.

Le mani di Dino Zoff che alzano la Coppa del Mondo al cielo di Madrid l’11 luglio 1982 sono un omaggio all’orgoglio nazionale che si tramanda nel francobollo con il disegno di Renato Guttuso. Un momento che riempie ancora oggi di gioia chi lo ha vissuto e che, riguardando l’immagine di quel francobollo da mille lire, è ancora in grado di scaldare il cuore. La vittoria azzurra, una vittoria contro ogni pronostico, dopo una partenza stentata e in un crescendo rossiniano, è stata l’emblema del successo del Gruppo. Un parallelo tra lo sport e la vita e ancor di più l’Azienda, come accade ogni giorno anche a Poste Italiane che, proprio per questo, ha chiesto al protagonista Dino Zoff quanto vale in un trionfo il valore del collettivo. “Ognuno dà il proprio contributo – spiega Zoff – I più bravi possono fare la differenza. Ma è sempre la squadra che ti porta a raggiungere i successi più grandi”. Dino Zoff da Mariano del Friuli, classe 1942, era capitano in quella Nazionale che in seguito ha anche allenato, portandola in finale negli Europei del 2000.

La “doppietta” unica Europeo e Mondiale

“Molti dicono che sono un mito. Io non mi sento un mito – prosegue Zoff parlando con Postenews – Penso di aver lavorato e di essermi comportato bene”. Una vera storia da gigante da narrare: unico calciatore italiano ad aver vinto con la Nazionale un Europeo nel ’68 e un Mondiale nell’82, anche se in Spagna “ci sono stati momenti critici, resta un’esperienza che abbiamo vissuto tutti alla grande”. Già, un’esperienza vissuta alla grande da un popolo che si ritrovava nelle piazze unito sotto il tricolore. In panchina, a dirigere la squadra, un signore friulano anche lui, Enzo Bearzot.

“Bisogna imparare a sapere perdere e poi a saper vincere”

La sua caratteristica più grande è quella di aver sempre guardato al proprio tempo restando piantato con i piedi per terra. Un campione come Zoff si esprime con modi semplici e diretti, come se fosse il vicino di casa che davanti al caminetto ricorda la vigilia delle grandi sfide: “Prima di una partita, anche quelle importanti, nello spogliatoio c’è tanta concentrazione, senti le indicazioni dell’allenatore e vai in campo a dare il massimo”. “Una squadra – prosegue paragonando ancora i valori sportivi con quelli aziendali – può portare a buoni risultati anche se i giocatori non sono amici, ma solo seri professionisti. L’importante è dare il meglio nel proprio ruolo”. E la metafora calcistica è come spesso accade calzante: “Se devo passare la palla la do al compagno che penso essere il migliore per finalizzare l’azione”. Fatica e impegno per rimanere per anni ai vertici. Ai ragazzi dice di “studiare prima di tutto e praticare lo sport divertendosi. Se uno è bravo prosegue”. E ai genitori: “Lo sport è gioia, spensieratezza, attitudine, sacrificio. Non tutti sono destinati a diventare campioni e a folgoranti carriere. Si può fare altro, senza problemi”. E se “i tempi sono cambiati lo sport resta sempre una fase importante della vita. Continua a formare l’uomo”. In una competizione sana “devi imparare a saper perdere e poi, cosa più difficile, imparare a vincere”.

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