Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Pasquale Torellini riavvolge il filo della sua avventura a Poste. E lo fa partendo da poco prima dell’inizio: “Prima di entrare a far parte della famiglia delle Poste – ci scrive – l’1 marzo 1967 avevo ricevuto la nomina di corrispondente da parte dell’importante testata giornalistica “Il Mattino” di Napoli, riferita al mio paese natio Parete, allora piccolo centro agricolo, cuore un tempo della fertilissima “Campania Felix”.
L’inizio della carriera
La passione per la scrittura viene solo accantonata per un po’ per fare spazio al cammino professionale: “Nel novembre del 1969 fui assunto per un periodo straordinario di 3 mesi presso l’Ufficio Postale di Casale di Carinola (CE). Nel mese di marzo dell’anno successivo fui assunto presso l’Ufficio Postale di gruppo B di Casale di Principe (CE) con la mansione di vice direttore. Nel 1971 chiesi il trasferimento nell’Ufficio Postale del mio paese natio Parete, ove in qualità di cassiere ebbi l’opportunità di conoscere vita e miracoli dei miei concittadini, acquisendo un’esperienza di vita popolare che doveva poi sollecitare la mia fantasia a scrivere libri sugli usi, costumi e tradizioni, in una trama di personaggi insieme concreti e tipizzati, quasi “maschere” della quotidianità meridionale. I racconti narrati nel libro dal titolo “Poema di Letteratura Popolare Amena””.
Un racconto d’epoca
Proprio in quelle pagine si trova un racconto dal titolo “Le liemme gli salvarono la pensione”, che è uno spaccato di vita del tempo. Un vecchio pensionato si presenta con la consorte allo sportello per riscuotere il rateo di pensione. Dopo aver firmato il cedolino, raccoglie il libretto e i soldi e pone il tutto cautelativamente all’interno della camicia. “Dopo circa mezzora il pensionato – racconta Torellini – sempre accompagnato dalla consorte, in preda ad una confusione mentale ritorna nell’Ufficio e, sopraffatto da una forma d’isterismo, sbracciandosi tra la folla arriva davanti al cassiere tutto tremolante e dice: ‘Ragioniere, vedete a chi avete consegnato la mia pensione, perché a me sicuramente non l’avete data’”. Il cassiere rivolgendosi alla consorte le dice: “Signora nemmeno voi avete visto dove suo marito li ha messi i soldi?” “Sì, – risponde- “per sicurezza li ha messi nella camicia””. Poi pensando che si fossero infilati giù nei pantaloni, “si cala e nota che effettivamente il libretto e i soldi erano rimasti incagliati nei mutandoni che all’epoca i vecchi indossavano legandoli alle estremità con le liemme ovvero le stringhe. La consorte rialzandosi dice al consorte: “Rimbambito, i soldi e il libretto sono caduti giù nei mutandoni e grazie alle liemme non si sono sfilati”” conclude Torellini.