Una lettera disperata per comunicare la morte della madre sotto le bombe che stanno demolendo Mariupol, la città ucraina che sta pagando uno dei prezzi più alti alla guerra di Putin. Una lettera straziante di un ragazzo al fratello raccontata dal Corriere della Sera.
“Dima, la mamma è morta”
Un foglietto di carta stropicciato nel quale si leggono il nome, il cognome, il numero di telefono, l’indirizzo, il numero dell’appartamento. Ora è nelle tasche di uno dei 40.000 sfollati di Mariupol per la guerra in Ucraina. Dimitry, familiarmente detto Dima. Il mittente è il fratello, forse un ragazzo, forse un soldato impegnato a difendere la città dai russi. All’inizio dello scritto, con il punto esclamativo, c’è un appello a chiunque si troverà in mano quella pagina strappata da un quaderno: “Fate sapere!”. Poi il messaggio: “Dima, la mamma è caduta il 9 marzo”
Il corteo funebre, sotto le bombe
Parole scritte veloci, ma potenti nel loro dolore, quelle nella lettera giunta nelle mani del giovane: “La casa è stata distrutta, bruciata. Dima, scusami per non aver salvato la mamma! Ho seppellito la mamma nel cortile dell’asilo”. Una processione che quell’uomo ha voluto fare lo stesso, nonostante a Mariupol ci sia un’esplosione ogni 5 minuti e sia pericoloso restare fuori dalle cantine, perché le bombe cadono continuamente e all’aperto il rischio di una raffica di schegge è più di un’ipotesi. Ma il figlio ha trovato comunque la forza per quel solitario corteo funebre e il coraggio di scavare la fossa nella terra gelata. Deve aver lavorato a lungo, perché la terra, sottozero. è dura. Probabilmente, lo ha fatto con il cadavere della mamma in braccio. E oggi, in quella lettera, Dima si incolpa di non essere riuscito a salvarla.
La mappa per trovarla
La lettera si conclude con uno schizzo incerto. Il mittente traccia quella che vorrebbe essere una specie di mappa per permettere a chiunque di trovare la tomba della madre: “Quando tutto sarà finito, perché prima o poi dovrà pur finire – scrive il quotidiano – Abbozza un albero, un muro, le tubature del teleriscaldamento. E poi, in fondo, l’ultima carezza di figlio per evitare che una pala faccia scempio del suo affetto: profondità due metri”.