Nell’ambito delle iniziative del piano di Diversity & Inclusion volte a promuovere la parità di genere, si collocano i progetti promossi da Poste Italiane in collaborazione con il consorzio Elis, che vedono coinvolte diverse dipendenti come role model per portare la loro testimonianza in molte scuole medie e superiori di tutta Italia. L’obiettivo è quello di fornire, soprattutto alle ragazze, dei modelli, degli esempi che possano aiutarle a guardarsi dentro e a seguire le proprie aspirazioni, libere dai condizionamenti, dalle aspettative sociali e dagli stereotipi di genere. Giuliana, Giada, Nicoletta, Federica e Simona sono dipendenti dell’azienda che ricoprono ruoli tecnici in ambiti STEM,che si sono messe in gioco per andare oltre il proprio lavoro. Hanno portato la loro esperienza ai giovani, hanno raccontato il loro percorso personale e professionale, per parlare soprattutto alle ragazze e aiutarle ad abbattere i muri mentali, che inducono spesso a credere che ci sono “mestieri da maschi e mestieri da femmine”, retaggio di vecchi stereotipi di genere che è oramai il tempo di superare.
“Fiera della mia scelta contro ogni stereotipo”
Giada è cresciuta con la passione per la matematica. Si è laureata in ingegneria gestionale, nonostante alcune resistenze in famiglia: “Mio nonno diceva bonariamente che l’ingegnere è un mestiere da uomini, ma io fiera della mia scelta l’ho portata fino in fondo, assecondando la mia passione in libertà senza condizionamenti”. Oggi Giada si occupa di Fraud Management e Security Intelligence, arrivando dalla consulenza, che è stata una palestra importante. In Poste è cresciuta riuscendo ad affermare la sua professionalità ed esprimere il suo talento per l’analisi dei processi e dell’organizzazione. Mamma di due ragazze adolescenti, Giada racconta come questa esperienza come role model sia stata una fonte di crescita reciproca, lei per i ragazzi e i ragazzi per lei: “Entrare nel loro mondo mi ha aiutato anche come mamma, per comprenderli meglio ed entrare anche nel mondo delle mie figlie con una maggiore consapevolezza”. Giada riflette anche su come spesso siano gli stessi insegnanti a indirizzare le scelte dei ragazzi sulla base di modelli culturali e stereotipi da superare.
“Ero una mosca bianca ma avevo obiettivi chiari”
Nicoletta, dopo una lunga esperienza come senior manager in consulenza nell’ambito delle tecnologie innovative, sei anni fa è riuscita a entrare in Poste, in PCL, nella funzione di ingegneria, dove oggi ha la responsabilità di verificare la fattibilità tecnica e operativa delle offerte commerciali dei servizi postali. “Rimettersi in gioco non è facile quando hai anche una famiglia e due figli, ma non mi sono demoralizzata perché la mia forza è sempre stata quella di avere chiaro quello che volevo”. Sorride Nicoletta, ricordando un episodio di quando studiava Ingegneria a Pisa, dove le donne erano davvero mosche bianche e l’ambiente accademico era pieno di preconcetti: “Un professore disse che le donne sono più diligenti ma meno intelligenti degli uomini”. Per fortuna, non si è mai lasciata condizionare dai pregiudizi: “Avevo chiari i miei obiettivi”. Rispetto alla sua esperienza come role model, racconta: “Le differenze di genere non sono tanto percepite dalle ragazze e dai ragazzi, quanto più dal sistema in cui crescono dove ci sono ancora molti retaggi culturali da scardinare”.
“La passione è il motore per ottenere i risultati”
Giuliana è una delle colleghe che hanno fatto carriera in ruoli STEM. Laureata in Ingegneria delle telecomunicazioni, si occupa della gestione e del coordinamento dei servizi di monitoraggio nella Service Control Room nel Centro Tecnologico di Poste. La passione per le materie scientifiche nasce in famiglia, grazie a un papà insegnante di matematica e a una mamma contabile. Ma è stato proprio quando è entrata in Poste Italiane che Giuliana ha avuto chiaro cosa voleva fare da grande. “Quando una persona ha cercato di capirmi in profondità facendo emergere non solo le mie competenze tecniche ma anche gli interessi, le mie passioni”. Quando Giuliana è stata coinvolta in questo progetto ha cercato di trasmettere ai ragazzi l’importanza di interrogarsi sul futuro: “Ho cercato di ricordare come ero io a 18 anni e mi sono resa conto che quello che sono oggi è il riflesso di quello che ero e che facevo a quella età. Le mie passioni per il teatro, i viaggi le mille attività in cui ero impegnata, oltre allo studio hanno contribuito alla mia formazione. Per questo invito i ragazzi a farsi delle domande, a capire quali sono i loro desideri”.
“Dico grazie alla mia prof di matematica”
Federica si occupa di automazione in PCL, dove approda nel 2005 con una laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni e un master in Navigazione e Comunicazione Satellitare. Si occupa di impianti di smistamento postale e lavora molto nei centri di smistamento, la fabbrica della logistica. “È vero – dice – non siamo molte donne in questo ambito anche se negli ultimi la presenza femminile è in aumento”. La passione per la matematica Federica l’aveva sin da piccola. Deve ringraziare la sua professoressa delle medie. “È lei che mi ha entusiasmato e ispirato. Forse è stata lei la mia role model”. E sull’esperienza con le scuole Federica ammette: “Sono stati più i ragazzi a fare domande sul percorso di studi in ingegneria, le ragazze erano più remissive. Molti erano sorpresi, credo che non si aspettassero che in Poste ci potessero essere dei mestieri così innovativi. Credo infatti che questi progetti ci aiutino anche a trasmettere un’immagine dell’azienda più tecnologica e moderna”.
“I gruppi eterogenei sono una ricchezza”
Simona, laureata in Informatica all’Università dell’Aquila, è cresciuta in Poste ricoprendo sempre ruoli tecnici, prima come analista della domanda di servizi IT per una società del gruppo. «Grazie al lavoro che facevo come demand potevo interfacciarmi con diverse funzioni e avere una visione d’insieme sui progetti e sui servizi”. Dopo il passaggio nei Sistemi Informativi, dal 2018 si occupa di sistemi di Datawarehouse e Business Intelligence, lavora nel cuore tecnologico dell’azienda e segue progetti relativi alla gestione dei dati che sono alla base di tutto il business aziendale. Per Simona occuparsi di informatica non è mai stato un problema: “Essere donna non mi ha frenato nell’affermare e difendere la mia posizione. Ho vissuto con serenità il rapporto con i colleghi uomini anche perché credo nel valore dell’eterogeneità dei gruppi e cioè che sia uomini che donne possano dare al pari il proprio contributo distintivo in qualsiasi ambito lavorativo”.