Quando si parla di malattie del cuore come lo scompenso cardiaco, l’impiego della telemedicina in Cardiologia dimostra come possano essere raggiunti importanti risultati. Sebastiano Marra, Direttore del Dipartimento di Cardiologia di Villa Pia Hospital di Torino, alla Winter School 2022 di Pollenzo, organizzata da Motore Sanità, in collaborazione con l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, evento di alto profilo in ambito sanitario, promosso e divulgato da Mondosanità e da Dentro la Salute, durante la sessione “Cronicità e approccio integrato: le sfide per una filiera dell’offerta di diagnosi, azioni, controllo e formazione tecnologica – L’esempio dello scompenso cardiaco” snocciola i dati di un quadro clinico che a livello nazionale pone degli interrogativi e soprattutto richiede delle soluzioni che oggi le nuove tecnologie possono garantire.
Cogliere i segni in anticipo
“La vita del paziente con scompenso cardiaco è purtroppo costellata da ricadute e da recidive di ricoveri ospedalieri – spiega il dottor Marra – Per ridurre questi disagevoli, pericolosi e costosi eventi ci si avvale del monitoraggio a distanza dei parametri vitali mediante la comunicazione di telemedicina. Con questo strumento si possono cogliere in anticipo i segni di peggioramento rispetto ai sintomi clinici. Il peggioramento del quadro emodinamico si può percepire in anticipo sui sintomi soggettivi. Quindi si può prontamente correggere la terapia con la telemedicina senza far venire il paziente in ambulatorio e si può evitare un probabile ricovero”.
I dati statistici sull’incidenza
Lo scompenso cardiaco in Italia ha una prevalenza che oscilla tra l’1,5% e 1,7%, in tendenza incrementale soprattutto se si considera l’età che attualmente raggiunge la nostra popolazione: oltre agli 80 anni, per i due sessi. Si deve tenere conto che gli ultraottantenni hanno più del 20% di questi individui. La durata media di un ricovero per scompenso cardiaco è di 9,5-10 giorni con le seguenti mortalità: ospedaliera 6-7%, a 30 giorni 10-11%, a 1 anno 25-28%. Il costo medio di un ricovero è di 3.190 euro. Interessante analizzare che circa il 60% dei pazienti sotto i 50 anni viene ricoverato in reparti di Cardiologia, mentre solo il 15-20% è accolta in Cardiologia sopra gli 80 anni. Questa differenza di ricoveri è dovuta al crescente numero di co-morbidità che colpisce la popolazione degli anziani che ne rende meno chiara la genesi dei sintomi.
Dalla diagnosi alla strategia terapeutica
“Una volta che viene fatta la diagnosi, quasi sempre in un quadro di collaborazione multidisciplinare tra internisti, cardiologi, nefrologi, geriatri, pneumologi, cardiochirurghi, si passa alla strategia terapeutica, che è fatta a gradini crescenti di interventi, in relazione alla età dei pazienti e alle evidenze dei difetti strutturali e alle comorbidità che questi presentano. Si va dalla ottimale terapia medica a quella di resincronizzazione del ventricolo sinistro, agli interventi riparativi coronarici (PCI) o valvolari percutanea (Tavi, Mitraclip,Triclip) fino alla assistenza meccanica del ventricolo sinistro mediante L VAD o trapianto cardiaco, qualora indicato e possibile”, conclude Sebastiano Marra.