L’Italia è il paese europeo con il maggior numero di imprese in ambito design (30 mila), che offrono occupazione a 61 mila lavoratori e generano un valore aggiunto pari a 2,5 miliardi di euro. Le imprese si distribuiscono su tutto il territorio nazionale, con una particolare concentrazione nelle aree di specializzazione del Made in Italy e nelle regioni Lombardia, Piemonte, Emilia – Romagna e Veneto, dove si localizza il 60% delle imprese. Tra le provincie primeggiano Milano (15% imprese e 18% valore aggiunto nazionale) Roma (6,7% e 5,3%), Torino (5% e 7,8%). Le imprese operano per il 44% all’estero (8,9% extra EU), per il 45% su scala nazionale, mentre per il 10,8% su scala locale. È quanto emerge dal report “Design Economy 2022”, presentato dalla Fondazione Symbola, Deloitte Private e Poli.Design e realizzato per accrescere la consapevolezza del valore del design per la competitività del sistema produttivo nazionale.
Milano si conferma capitale del Design
La capitale del design italiano è Milano: il capoluogo lombardo è capace di concentrare il 18% del valore aggiunto del settore sul territorio nazionale. Milano è anche sede del Salone del Mobile e del Fuorisalone, una delle più grandi manifestazioni al mondo dedicate al design che quest’anno celebra la sua sessantesima edizione. Questa tendenza fa il paio con quella generale, visto che le imprese e i professionisti del design svolgono le loro attività prevalentemente nei centri metropolitani, dove hanno la possibilità di godere di una maggiore visibilità nazionale e internazionale. Infatti, quattro su dieci realtà del design operano all’estero (44%, 8,9% extra EU), mentre la restante quota opera soprattutto a livello nazionale (45%) o, in minor parte, solo su scala locale (10,8%).
Design e transizione ecologica
Il punto d’incontro tra domanda e offerta dei servizi di design si concretizza già oggi nella progettazione con materie prime più sostenibili e l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse, individuate come principali priorità a cui il design è chiamato a rispondere in ambito sostenibilità dalle imprese e i progettisti intervistati nello studio che operano in tali ambiti. Tra i settori che trainano la domanda di servizi di design sostenibile ci sono soprattutto i comparti del Made In Italy. A primeggiare c’è il settore arredo (70%), seguito dall’automotive (56%), dall’immobiliare – ceramiche, pavimenti, fino agli elementi strutturali – (38%), dall’abbigliamento (30%) e dall’agroalimentare (13,3%).
La formazione
Il sistema formativo per il design in Italia è un sistema distribuito lungo tutto il Paese, ben 81 istituti accreditati dal Ministero dell’Istruzione: 22 Università, 16 Accademie delle Belle Arti, 15 Accademie Legalmente Riconosciute, 22 Istituti privati autorizzati a rilasciare titoli AFAM (Alta Formazione Artistica e Musicale) e 6 ISIA (Istituti Superiori per Industrie Artistiche). Per un totale di 291 corsi di studio, distribuiti in vari livelli formativi e in diverse aree di specializzazione. Ne fanno parte punte di eccellenza come il Politecnico di Milano, prima tra i Paesi UE e 5° al mondo secondo la prestigiosa classifica QS World University Rankings by Subject nel settore del design, ma prima, comunque, fra le università pubbliche. A seguire, mantengono un importante ruolo per la formazione del designer l’Istituto Europeo di Design (IED) e la Nuova Accademia di Belle Arti (NABA). Complessivamente, i designer formati sono 9.362; di questi, due terzi risiedono al Nord, in particolare in Lombardia (49,8%).