Rifiuti, i costi del servizio: 359 euro al Sud contro i 282 del Nord

La spesa media sostenuta nel 2021 dalle famiglie per il servizio di igiene urbana è stata di 318 euro, in leggero aumento rispetto al 2020 (312 euro), ma con forti differenze tra i 282 euro del Nord, i 334 euro del centro e i 359 euro del Sud. È quanto emerge dal Green Book 2022, il rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, promosso da Utilitalia e curato dalla Fondazione Utilitatis, realizzato quest’anno in collaborazione con Ispra.

Il bilancio di otto anni

Differenze che si sono conservate lungo un arco temporale di 8 anni (2014-2021): al Nord la spesa si è mantenuta mediamente pari a 272 euro, al Centro si è ridotta da 336 euro a 329 euro, mentre al Sud è passata da 360 a 356 euro. La principale causa della spesa più alta per le famiglie del Centro-Sud è relativa ai costi sostenuti per il trasporto dei rifiuti fuori Regione, per effetto di un assetto impiantistico non adeguato.

Gestione frammentata

Nel settore dei rifiuti la frammentazione della gestione è ancora troppo elevata: solo il 19% degli operatori si occupa dell’intero ciclo (2,4% se si considerano anche le gestioni comunali in economia). Il numero di aziende attive nel settore dei rifiuti supera le 650 unità (escluse le gestioni in economia): il 52% è specializzato nelle fasi di raccolta e trasporto, il 20% è operativo sia nelle fasi di raccolta sia nella gestione diretta di uno o più impianti di recupero e smaltimento, mentre il restante 28% è specializzato nella gestione impiantistica.

Economia di servizio

Nel settore, molti enti locali gestiscono in economia il servizio: secondo i recenti dati pubblicati da Arera, i Comuni attivi in una o più fasi del servizio sono più di 6.300, per un totale complessivo (tra aziende e enti locali) di 7.253 soggetti attivi nel comparto; il 70% di questi dichiara di svolgere soltanto un’attività (per gli enti locali tipicamente la riscossione della Tari), mentre il ciclo integrato è svolto solo dal 2,4% dei soggetti.