L’estate più calda mai registrata in Europa, funestata dalle gravi inondazioni in Belgio e Germania e dalla siccità nel Mediterraneo. È la “bella stagione” 2021 secondo il rapporto annuale sullo stato del clima europeo, pubblicato dal Climate Change Service del Copernicus, il sistema di osservazione terrestre Ue, basato su dati satellitari e non. Nell’estate 2021 l’Europa ha registrato temperature di un grado al di sopra della media 1991-2020. Mai così caldo, da quando esistono le statistiche.
Le alluvioni in Europa centrale
Il 14 luglio, dopo diversi giorni di pioggia, le precipitazioni più intense dal 1991 battevano i bacini della Mosa e del Reno, mettendo in ginocchio intere regioni del Belgio e della Germania. Nel giro di qualche giorno il bacino del Mediterraneo ha iniziato a subire prolungate ondate di calore. Ad agosto in Italia, a Siracusa, e in Spagna si battevano i primati europei di temperatura. Una primavera caratterizzata da gelo tardivo ha danneggiato i raccolti ma ha mantenuto le temperature annuali dell’aria vicine alla media degli ultimi 30 anni (+0,2 gradi). Al contrario, le temperature annuali della superficie del mare su parti del Baltico e nel Mediterraneo orientale sono state le più alte almeno dal 1993. Anche da queste condizioni sono scaturiti gli incendi nella regione.
Il rapporto con il mercato dell’energia
Il Copernicus Climate Change Service calcola che l’estate 2021 abbia mandato in fumo oltre 800mila ettari in Turchia, Grecia e Italia. Il clima ha anche influenzato il mercato dell’energia. Irlanda, Danimarca, Regno Unito e Germania hanno visto alcune delle velocità del vento annuali più basse almeno dal 1979, che hanno portato a una riduzione del potenziale di produzione di energia eolica e a un aumento della domanda di gas che proprio dall’estate scorsa ha iniziato a correre. Il rapporto evidenzia anche le tendenze a lungo termine negli indicatori climatici chiave. Nel 2021 le concentrazioni di gas serra e il livello del mare hanno continuato ad aumentare, mentre i ghiacciai hanno continuato a perdere massa, così come le calotte glaciali della Groenlandia e dei poli. Sebbene il 2021 non sia stato classificato come un anno caldo record né per l’Europa né per il mondo, il Vecchio Continente si è riscaldato di circa 2 gradi dall’era preindustriale.