C’è Poste Italiane fra le aziende che spingono il valore dei brand italiani. Lo riferisce riportando la classifica stilata da Brand Finance, l’inserto Affari e Finanza del quotidiano Repubblica, sottolineando come complessivamente, il peso economico dei marchi del nostro Paese sia cresciuto del 14% rispetto allo scorso anno, chiudendo il gap che si era aperto con la pandemia.
Poste Italiane guadagna il 28%
La top 100 dei brand italiani raggiunge un aggregato di 164 miliardi di euro, due punti sopra l’era pre-Covid. Poste Italiane è nella top 10 dei marchi italiani: “Tra quelli presenti nella top ten, spicca la performance di Poste (+28%)”, si legge nell’articolo. La classifica è guidata da Gucci, con 15.6 miliardi di euro. L’articolo riporta poi un commento di Massimo Pizzo, Managing director Italia di Brand Finance: “La ripresa di valore nel lusso, che registriamo anche a livello globale, si deve alle ritrovate occasioni sociali” Poste Italiane, secondo quanto emerge dall’articolo, “spicca per avere uno dei 25 marchi più forti al mondo”. Sottolinea Pizzo: “Nel suo campo, in Italia, ha un livello di influenza paragonabile a quello che è Apple per la tecnologia, nel mondo”.
Comparto bancario-assicurativo
Pizzo disegna il quadro del mondo economico italiano. I marchi top sono quasi tutti monolocolore tecnologico e l’Italia manca in questo settore: “È un limite, perché l’economia è guidata dalla conoscenza e dagli asset intangibili di cui le aziende tech traboccano”, dice Pizzo. “D’altra parte il valore dei titoli tech è composto dall’80% di asset intangibili, di cui si sa poco e nulla, quindi si tratta di una grossa e rischiosa scommessa sul futuro. Ad esempio l’enterprise value di Apple a luglio 2021 era pari a poco più di 2mila miliardi di dollari, mentre a bilancio troviamo solo 150 miliardi di asset tangibili. E poi sappiamo che il brand vale circa 350 miliardi. Ne mancano ancora 1.500 all’appello”. “I nostri campioni – come spiega ancora l’articolo con le parole di Pizzo – sono basati molto su asset tangibili: meno rischiosi e, certo, con meno potenzialità. Ma in periodi complicati, come pandemie e guerre, non mi dispiace la solidità.