Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Salvatore Cutugno è un collega in pensione dal 22 novembre 2008 e un assiduo lettore del nostro giornale Postenews. Ci racconta le sue esperienze lavorative del Centro di cui era a capo dal 1995 al 2008: “Forse non tutti sanno che Poste Italiane, tramite Genova Porto, collegava via mare più di trenta scali marittimi con oltre quaranta Uffici Postali di scambio internazionale”. Genova Porto trattava sia l’importazione che l’esportazione di pacchi e dispacci posta-lettere, in gergo detti esteri bianchi e esteri rossi.
Al reparto importazioni
Nel reparto importazioni, i sacchi contenenti i pacchi e i dispacci giungevano a Genova dai Paesi d’oltremare a mezzo container da 20 piedi (circa sei metri) o da 40 piedi (circa dodici metri). Gli stessi venivano svuotati dal personale della Compagnia Unica Lavoratori Merce Varie (C.U.L.M.V.), i quali avevano l’esclusiva sia per il carico che lo scarico di tutte le merci nell’ambito del Porto di Genova. I sacchi – pacchi venivano aperti e controllati dal personale postale con l’ausilio della Guardia di Finanza, per essere successivamente sdoganati e avviati a destinazione. I pacchi con destinazioni europee venivano inviati al Centro di Milano o al Centro di Pontebba (UD) o di Trieste. I dispacci esteri bianchi o rossi, dopo l’apertura e la relativa lavorazione, venivano indirizzati ai rispettivi Uffici P.T. presenti sul territorio.
Le esportazioni
Nel reparto esportazioni, i pacchi giungevano a Genova Porto dall’Ufficio di Genova Pacchi Terralba e dopo essere scaricati, solo da personale postale, si procedeva all’abbinamento di ogni rispettivo pacco col proprio bollettino – racconta Salvatore – Successivamente venivano insaccati per paese di destinazione e poi caricati sui container; i pacchi diretti negli Stati Uniti venivano ricoverati nei container da 20 piedi, fino al riempimento degli stessi per un totale di circa settecentocinquanta pacchi. I dispacci esteri bianchi e rossi venivano sempre inviati a mezzo container verso il Paese di destinazione; sia i container coi pacchi sia quelli coi dispacci venivano sigillati con piombi in presenza di militari delle Fiamme Gialle. “Questa – conclude – è per me una grande manifestazione di ricordi, dopo quasi 40 anni di onorato servizio presso Poste Italiane, in un Ufficio ormai sostituito dalle linee aeree. Un saluto a tutti i postali italiani e un particolare abbraccio ai colleghi di Genova Porto”.