Un sogno contro le paure del nucleare dei figli. A farlo sarebbero tutte le madri del mondo se costituissero un fronte del no alla bomba nucleare, diventata lo spauracchio del precario equilibrio della vita sul pianeta dopo il primo fungo assassino esploso a Hiroshima e Nagasaki. L’atomica diventò il simbolo della precarietà della vita: tutto può finire da un momento all’altro se l’uomo dovesse cedere alla schizofrenia delle sue passioni violente ed egocentriche. Da allora il potere della bomba è di monito costante al potere politico e del denaro. Anche i ricchi temono la bomba. Che inquieta specialmente ragazzi e giovani, costretti a fare i conti con un mostro distruttivo in agguato da circa 80 anni. Mise fine alla più grande guerra della storia, ma ora è diventata la minaccia regina che può decretare la fine della storia umana.
La confessione al pediatra
La bomba nucleare mette l’uomo nella condizione di autodistruggersi e di porre fine alla casa comune dell’umanità sulla terra. Come per tutti sentimenti umani, la paura della bomba è stata raccontata in tanti epistolari. Una lettera in particolare la considera preoccupazione primaria, assillante, spaventosa per tutte le madri. Si tratta di una lettera di Deirdre Rhys-Thomas che nel 1985 scrisse al dottor Benjamin Spock, uno dei pediatri più famosi della storia degli ultimi cento anni, autore di un volume “Il bambino, come si cura e come si alleva”, un libro tra i più venduti del XX secolo. Deirdre con la sua lettera trasformò l’atomica da questione militare a questione pedagogica, a preoccupazione di ogni donna che diventa madre. “Quattro anni fa mio figlio Teo, allora dodicenne – scrisse la signora a Spock – mi fece una domanda che ogni donna avrebbe paura e sentirsi rivolgere: ‘Scoppierà una guerra nucleare?’. Fui del tutto incapace di rispondere. Ero spaventata per Teo e per me e quella domanda portò a galla tutte le mie paure. Il senso di colpa per non aver fatto nulla per impedire che quei politici si costruissero le loro armi nucleari, e una rabbia pura e incontenibile all’idea che mio figlio dovesse crescere con una tale paura”.
Potere alle madri
Guerre stellari da divertimento di fantasia diventava minaccia realistica. Che fare? “Sa, dottor Spock, io ho un sogno. Le donne e le madri del mondo che si uniscono senza badare alle opinioni politiche, ma solo per il bene dei loro figli; che maturano una visione politica, si istruiscono su tutto quel che riguarda il nucleare e spodestano quei saccenti palloni gonfiati di negoziatori al Vertice di Ginevra. Cosa ci sarebbe di sbagliato se le madri del mondo partecipassero ai negoziati? Siamo noi che dobbiamo rispondere ai nostri figli, quando loro ci parlano delle loro paure nucleari”. La paura diventava la molla di un responsabile attivismo per la pace. “Cara signora Thomas – le rispose Spock a stretto giro di posta – io credo ancora che i cittadini possano cambiare il percorso del governo, se mettessero da parte cinismo e inerzia (in America solo la metà dei cittadini si prende il disturbo di andare a votare). Certamente la risposta alla mancanza di soldi per le scuole è smettere di sprecare soldi per le armi nucleari, che non fanno altro che farci sentire tutti più in pericolo. La mia risposta a un bambino che mi fa domande su una catastrofe nucleare sarebbe: ‘Potrebbe accadere, ma non deve per forza, se tutti noi votiamo e facciamo pressione’. Un genitore – scrisse ancora Spock – può rendere partecipe il figlio a quello che lui o lei sta facendo, e proporgli di scrivere una lettera al primo ministro, al presidente, a un membro del parlamento e del Congresso. È grazie all’attivismo politico che finì la schiavitù, venne abolito il lavoro minorile e le donne hanno ottenuto il voto”.
Percorso educativo
I consigli di Spock erano piuttosto volontaristici e il cammino degli artigiani della pace è molto progredito, ma l’intuizione di una madre spaventata e di un pediatra riflessivo ha contribuito a legare in maniera inscindibile la riuscita della pace alla riuscita del percorso educativo dei giovani. Più che la paura, nei confronti della bomba, oggi c’è la coscienza della responsabilità personale. Non basta la paura che paralizza, ma è importante approfondire la coscienza che la pace dipende da quanto ciascuna donna e uomo sono decisi a fare perché accada la pace anziché la guerra con il pericolo immediato dell’esplosione nucleare. Ora sono migliaia le testate nucleari di cui le maggiori potenze dispongono. Qualche studioso ha scritto ormai da decenni che con tanti ordigni il pianeta potrebbe essere distrutto 50 volte. Un paradosso che misura la stoltezza che può paralizzare l’umanità. Se questo scambio di lettere non avesse prodotto altro se non maggiore coscienza de pericolo e del disarmo come unica via per evitarlo, non dovremo mai dimenticare la preziosità di due semplici lettere.