Una politica di eradicazione dell’hcv nelle popolazioni del territorio a rischio è sempre più una necessità. Ne è convinta anche la Regione Puglia. “In Regione Puglia c’è un Tavolo Tecnico che, fra mille difficoltà e con un ritardo, inevitabile, legato al Covid, si sta occupando dell’organizzazione dello screening di massa. Entro il 31 dicembre dello scorso anno si sarebbe dovuto già attivare il tutto ma non siamo soli ad essere un po’ in ritardo. Tuttavia, il movimento che si sta creando e anche il rallentamento di cui ho accennato, ci stanno facendo riflettere sull’ottimizzazione delle risorse e dei percorsi, in maniera tale da centrare l’obiettivo. Sicuramente l’obiettivo dell’OMS dell’eradicazione dell’epatite C nel 2030 è difficilmente perseguibile ma, per quanto riguarda la Regione Puglia, credo si stiano gettando le basi per ottenere ottimi risultati a breve”. Lo ha dichiarato il dottor Pietro Gatti, Direttore UOC Medicina Interna Ospedale Perrino, ASL Brindisi, intervenuto in occasione del corso di formazione ECM sulla gestione dei tossicodipendenti con epatite C, organizzato dal provider Letscom E3 con il contributo incondizionato di AbbVie.
Progetto di networking
Il corso, dal titolo “Epatopatie virali nelle persone con disturbo da uso di sostanze – Integrazione territorio ospedale nell’area di Brindisi”, rientra nell’ambito di “HAND – Hepatitis in Addiction Network Delivery”, il progetto di networking a livello nazionale patrocinato da quattro società scientifiche (SIMIT, FeDerSerD, SIPaD e SITD) che dal 2019 coinvolge i Servizi per le Dipendenze e i Centri di cura per l’HCV afferenti a diverse città italiane.
L’obiettivo è l’eradicazione dell’HCV
Nel corso del proprio intervento, il dottor Gatti si è inoltre soffermato sulla politica di Point of care presso i Servizi per le Dipendenze del territorio, sottolineando che “è certamente possibile effettuare un controllo del genere e realizzare una politica di eradicazione dell’HCV nelle popolazioni a rischio e quella dei tossicodipendenti è ad alto rischio per le abitudini e lo stile di vita, che mettono a rischio anche coloro che già sono stati eradicati una prima volta”. “È possibile effettuare un controllo diretto – ha sottolineato – lo abbiamo già visto con le esperienze passate che tale controllo deve essere effettuato all’interno del Ser.D. ed esiste una collaborazione che abbiamo instaurato nell’ambito della ASL Brindisi da un po’ di anni con il dottor De Fazio ed i suoi collaboratori, cercando di portare quanto più possibile il controllo all’interno dei Servizi per le Dipendenze, perché abbiamo visto che spesso di malavoglia il paziente che afferisce al Ser.D. viene ad effettuare i controlli in ospedale. Stiamo quindi cercando di spostare tutta la diagnostica di un certo livello all’interno del Ser.D., collaborando e riportando in ospedale solo i pazienti che poi necessitano di un controllo ulteriore”, ha concluso Gatti. Al corso ha preso parte anche il dottor Salvatore De Fazio, Direttore f.f. UOC Struttura Sovradistrettuale Dipendenze Patologiche, ASL Brindisi che è intervenuto sulle modalità per abbreviare il percorso di Test&Treat del paziente complesso. “Una prima strategia imprescindibile – ha informato – è quella di diffondere e di implementare l’esecuzione di test rapidi per l’individuazione della positività all’HCV. Questo può essere fatto nel contesto degli ambulatori per le Dipendenze, nei casi noti i Ser.D. possono provvedere anche all’effettuazione di indagini di secondo livello o dividere l’effettuazione di queste indagini con i Centri prescrittori”.
Urge creare una rete che superi le distanze geografiche nei pazienti
Ma quali sono le difficoltà che emergono nel collaborare tra diversi dipartimenti di una stessa azienda? “Quella principale – ha tenuto a informare il dottor De Fazio – è legata alla condizione sociale dei pazienti, che spesso non sono in grado o non possono raggiungere i centri specialistici che non sempre coincidono con la localizzazione geografica dei Ser.D.”. Per il dottor De Fazio “sarebbe pertanto auspicabile un’integrazione più forte sul territorio, con la creazione di una Rete che superi le distanze geografiche e consenta ai pazienti, superando le loro resistenze, di recarsi presso i Centri prescrittori dei nuovi farmaci antivirali per l’eradicazione della terapia”. “Un’altra difficoltà – ha infine affermato – può essere quella legata alla gestione del ritiro della terapia antivirale, che avviene presso le farmacie ospedaliere. Elementi di facilitazione di questo aspetto quali, ad esempio, il ritiro delle terapie direttamente presso i Ser.D., potrebbero essere degli elementi utili a superare queste difficoltà”, ha concluso.