Lettere nella storia: la bomba atomica e gli appelli dello scienziato Bohr

Pericolosa dalla nascita. L’energia nucleare va trattata con rispetto e saggezza. La bomba atomica, la sua tragica potenza distruttiva dell’uomo e del pianeta, da quando il fungo di Hiroshima e Nagasaki oscurò il cielo con il suo ammonimento di morte, ha accompagnato la vita del mondo come una minaccia incombente. Si vive con la sensazione che un potere occulto, devastante, potrebbe porre fine senza preavviso alla vita umana. Anticipando a capriccio il fine vita universale. Per questo, dopo una lenta maturazione di pensiero anche la dottrina cattolica, aggiornata da papa Francesco, ha definito immorale non solo l’uso ma perfino il possesso dell’arma nucleare.

Sull’orlo di un azzardo

Negli ultimi 80 anni la gente, più o meno cosciente, è stata inchiodata – spettatrice involontaria – al teatro dell’assurdo, il più terribile mai pensato e rappresentato. Tutti affidandoci più che alla saggezza politica piuttosto incerta, alla scaramanzia capace di evitare il ricorso voluto o casuale all’arma atomica. Oltre che percepirsi sull’orlo di una crisi di nervi, l’umanità si trova ormai quotidianamente sull’orlo di un azzardo pensando di poter minacciare impunemente il ricorso all’atomica. Nonostante l’assuefazione a convivere con il mostro, schermandoci con la rimozione psicologica, non sarà mai troppa la riflessione sul significato del nucleare civile e militare nel futuro del mondo. Sono stati quegli scienziati stessi che hanno cooperato a realizzare il progetto durante la seconda Guerra Mondiale ad ammonire gli statisti sul pericolo micidiale del nucleare.

Umanità sotto ricatto

Per allargare la coscienza civile sul rischio nucleare gli scienziati hanno utilizzato specialmente le Lettere come genere letterario di comunicazione: nel privato potevano manifestare i loro timori e perfino il dubbio sull’opportunità della loro ricerca. Tra le missive spicca una piuttosto ampia e dettagliata alle Nazioni Unite inviata il 9 giugno 1950 da Niels Bohr, Nobel per la fisica nel 1922, tra i maggiori fisici del XX secolo, studioso dell’atomo e pioniere della teoria dei quanti. Egli si spese molto per convincere le potenze del suo tempo a cooperare per la gestione bilanciata dell’arma nucleare. Da allora è progredita la scienza nucleare e anche i trattati tra le maggiori potenze nucleari per evitare l’uso della bomba. Ma si ha la sensazione che l’umanità resti sotto ricatto, che la minaccia non sia terminata. Bohr punta a creare la fiducia reciproca tra i vari Paesi per favorire uno scambio costante sui progressi della scienza e sulla gestione degli arsenali atomici. Il nucleare – nota – ha cambiato profondamente anche la guerra. Finora il ricorso alla bomba è stato evitato, ma si vive con la sensazione che tutta l’umanità viva sotto ricatto. Nessuno, infatti, neppure tra chi possiede l’arma nucleare, è al sicuro.

La richiesta di un mondo aperto

Se finora ha prevalso il buon senso, nessuno può garantirlo per sempre finché non si provveda a un disarmo bilanciato e reciproco fino all’azzeramento. “Gli sforzi di tutti i sostenitori della cooperazione internazionale – scrive Bohr – individui così come nazioni, saranno necessari per creare in tutti i Paesi un’opinione per esprimere a gran voce, con sempre maggiore chiarezza e forza, la richiesta di un mondo aperto”. Bohr insiste molto nella sua lettera sull’approccio realistico richiesto per risolvere questo grave problema dell’umanità. Oltre le idee, gli interessi economici e qualsiasi altro motivo, ci accomuna una certezza lapalissiana: il ricorso all’arma nucleare non salva nessuno, neppure colui che per primo la usa. Tutto il pianeta può esplodere e perire come Sansone con tutti i filistei. Politiche di disarmo e di pace sono interesse di tutti.