Durante tutto il periodo di emergenza sanitaria da Covid-19, in uno dei territori maggiormente colpiti dalla pandemia, i portalettere si sono fatti carico di portare a casa dei loro compaesani anche il pane e un sorriso, oltre alla corrispondenza da recapitare. È Domenico Polverino il portalettere che l’Amministratore Delegato Matteo Del Fante ha voluto pubblicamente ringraziare nel corso della celebrazione dei 160 anni con i dipendenti all’Auditorium Conciliazione di Roma. Nato nel 1968 a Salerno, Polverino dopo alcuni mesi con contratto a tempo determinato è stato assunto stabilmente in Poste Italiane nel 1998 e si è poi trasferito a Bergamo, precisamente a Calcinate nel Centro Distribuzione di Romano di Lombardia della RAM che si occupa del recapito nelle provincie di Bergamo e Mantova.
“Il mio postino”
“Quotidianamente svolgo la mansione di portalettere che per me significa molto – spiega Polverino – significa soprattutto incontrare le persone, starci a contatto e condividere gioie e dolori. Mi chiamano ‘ol me pustì’ in bergamasco (il mio postino, ndr). Se posso, offro volentieri una parola di conforto, oppure semplicemente faccio una breve chiacchierata con due risate, per capire le loro esigenze e anche perché devo recapitare la corrispondenza. Al rientro in ufficio a fine ‘gita’, ci scambiamo idee e confidenze con i colleghi, poi con il responsabile del Centro Distribuzione, Edmondo Albanese, ci confrontiamo sul lavoro fatto e programmiamo quello da fare l’indomani”.
Un modo per tornare uniti
Ma come e quando è nata l’idea del portalettere di portare anche il pane durante la pandemia? “La giornata scorreva in modo del tutto nuovo e inaspettato – ricorda ancora Domenico – non potendo più incontrare le persone ci si doveva limitare a recapitare la poca corrispondenza e salutare con un cenno a distanza. Il contatto era la cosa che mancava di più, quindi portare il pane è stato un modo per tornare ad avvicinare le persone con il cuore. Facendo un gesto semplice, ma in quel momento molto utile, sia al panettiere che alle persone e soprattutto a me, a cui iniziare presto non è mai pesato. Mi alzavo molto presto e uscivo due ore prima di casa, potendolo fare grazie a Poste Italiane, e mi rendevo utile anche così alla mia comunità”.
Il supporto dell’Azienda
Durante quel periodo non è mai mancato il supporto dei responsabili. “Li ho sempre sentiti vicini e disponibili, l’Azienda non mi ha fatto mancare niente – sottolinea Polverino – anzi, quando per la gente era difficile trovare i dispositivi di sicurezza, noi in Poste avevamo già tutto: gel, mascherine, guanti, per continuare a recapitare senza rischi. Uno dei momenti che ha significato molto per me è stato quando la responsabile RAM, Maria Luisa Roggeri, mi ha proposto di fare il caposquadra portalettere; proposta che mi ha gratificato ma che ho declinato per continuare a fare recapito. La cosa che mi rende felice ogni giorno sono i sorrisi della gente e le loro pacche sulle spalle, vedono la divisa e ti aprono la casa e il cuore. Questo lo devo alla mia Azienda, Poste Italiane”.