A cinque anni dal crollo del Ponte Morandi di Genova, pubblichiamo il reportage realizzato dalla redazione di Postenews nell’estate dell’anno dopo la tragedia, con le testimonianze delle persone di Poste in prima linea per aiutare gli sfollati e garantire i servizi al quartiere.

 

È passato quasi un anno dal giorno che ha segnato per sempre la vita dei genovesi. Il 14 agosto 2018 crolla il Ponte Morandi lasciando, tra le sue macerie, il drammatico bilancio di 43 vittime e 566 sfollati. Quarantatré vite spezzate: bambini, genitori, ragazzi, anziani, un numero che testimonia una strage assurda, della quale la città e l’Italia intera cercano ancora di farsi una ragione. Poi ci sono le case, quelle evacuate, quelle demolite. L’ormai celebre palazzo sul quale “poggiava” il Ponte si scorge in lontananza, completamente vuoto: le finestre sono tutte aperte, quasi a voler far entrare la vita. Per i 566 sfollati, quel giorno di agosto cominciò un calvario, dove l’unica grande fortuna è essere ancora vivi. Per il resto, tutto è andato perduto: casa, ricordi, punti di riferimento. Genova ha però reagito con enorme compostezza e le famiglie della zona si sono rimboccate le maniche. Molti hanno lasciato il quartiere, voltando le spalle al fiume Polcevera, vicino al quale erano nati e cresciuti.

L’angelo dello sportello

In quei giorni fu una gara di solidarietà. Poste Italiane fece la sua parte, mettendo in campo ogni strumento possibile per essere vicina ai genovesi. E i cittadini apprezzarono molto, come racconta Fiorella Parodi, sportellista e personaggio simbolo del modo in cui l’Azienda ha voluto aiutare gli abitanti della Zona Rossa. “Mi sono occupata personalmente dello sportello che Poste ha dedicato da subito agli sfollati di via Porro – racconta da dietro il banco dell’Ufficio Postale Genova 54, dove è confluita la corrispondenza dei cittadini della zona funestata dal crollo, fin dai primi giorni dopo la tragedia – Ho fatto da me la divisione dei civici, separando la corrispondenza. Abbiamo subito agevolato gli utenti della Zona Rossa, ci siamo detti che non avrebbero dovuto fare la coda”. L’impatto iniziale è un ricordo pieno di dolore: “Ho incontrato persone molto provate, sconvolte per ciò che era successo. Con alcune di loro abbiamo parlato, le abbiamo aiutate in un momento così difficile”. L’organizzazione non è mancata, così come la lucidità nel reagire alla tragedia: “Un paio di abitanti si sono presi l’onere di segnare il nome di tutti gli sfollati: un rappresentante andava al gazebo dove distribuivano i pasti e avvisava chi aveva corrispondenza da ritirare qui da noi. In parecchi hanno aderito al servizio ‘Seguimi’, che abbiamo offerto gratuitamente – continua Fiorella – In molti casi l’ho attivato io personalmente, aiutando soprattutto le persone più anziane”. “Non dico che siamo diventati amici con la gente della Zona Rossa – conclude Fiorella, tradendo un po’ di commozione – ma molti tornano e mi raccontano come stanno ora, dove si sono spostati a vivere e come stanno arredando la loro nuova casa”. In fondo la felicità è nella normalità, soprattutto quando bisogna gettarsi alle spalle un passato come questo.

I ricordi di Lucia

Lucia Obino, portalettere di Genova, non ha mai perso il sorriso. Non nasconde il dolore, la portalettere che da anni lavora in questa zona: “È rimasto un segno indelebile per tutti. Non lo dimenticheremo mai, tanta gente ha perso tutto”. Ma il sorriso, quello no, non glielo porta via nessuno. Forse perché è ancora carico di speranza. “Mi auguro che tutto possa tornare alla normalità per le persone di questa zona. E mi auguro che si possa risolvere questa frattura che c’è stata nella città”. Sì, perché per un portalettere la viabilità è un fattore fondamentale per lavorare. Dal giorno del crollo, Genova è stata spezzata a metà, con ovvie ripercussioni sulla viabilità. “Dopo un anno però la situazione è migliorata – spiega Lucia Obino – Per il recapito ci basiamo sulle vie aperte, che cambiano in base ai cantieri”. “Nelle persone che vivono in questa zona ho sempre notato la voglia di ricominciare – assicura la portalettere – C’è una grande forza di volontà, quella di tornare al più presto a vivere”.

Poste, subito in azione

La presenza di Poste, come dicevamo, non è mancata neppure un secondo. La tempestività è stata una dote importante per i servizi al cittadino. “L’Azienda ha cercato di portare un appoggio sia morale che pratico nella vita degli abitanti della zona, che hanno visto la loro esistenza praticamente distrutta”, commenta Marina Scotto, da pochi giorni alla direzione del Centro di Distribuzione Ponente. L’impianto che dirige conta 50 dipendenti, tra cui 17 portalettere che lavorano il mattino e 14 linee business nel pomeriggio. Il bacino servito è Sampierdarena e Cornigliano, tra cui è compresa parte dell’area limitrofa alla Zona Rossa. “È stata portata tutta la posta degli abitanti della parte di Sampierdarena che gestiamo, sia quella registrata che la singola bolletta, all’Ufficio Postale Genova 54” spiega ancora Scotto. Una forza lavoro che, dal minuto dopo la tragedia, ha remato tutta nella stessa direzione per essere accanto alla città.

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