“Se sbaglio, voglio sbagliare piuttosto per troppa bontà che per troppo rigore”. “Attira più mosche una goccia di miele che un barile di aceto”. Sono due celebri detti di san Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, di cui ricorre quest’anno il quarto centenario della morte.
Il cuore parla al cuore
Umanesimo attualissimo il suo che ha precorso di alcuni secoli posizioni culturali e spirituali tipiche del concilio Vaticano II. Si pensi alla santità come chiamata universale non riservata a pochi eletti. Tra i suoi scritti, le tante lettere sono una vera miniera di stile di vita semplice, ordinario, amichevole. Vite radicate pertanto nell’amore di Dio e del prossimo che racchiudono l’intero messaggio evangelico. Il suo stile cristiano ha ispirato l’opera di altri santi famosi. “Il cuore parla al cuore” era il motto del cardinale Newman. E don Bosco, fondatore dei salesiani, ispirandosi a Francesco di Sales coniò addirittura uno slogan riassuntivo della sua pedagogia preventiva: “L’educazione è una questione di cuore”.
Stile colloquiale
Le Lettere di Francesco di Sales a noi pervenute e raccolte in undici volumi delle Opere complete sono 2103. Nonostante le manipolazioni subite, le Lettere – scrivono gli esperti – restano una miniera inesauribile di spiritualità per tutte le categorie di persone. Tante quelle indirizzate a Giovanna di Chantal, con la quale fondò l’Ordine femminile della Visitazione e “realizzò un modello stupendo e sempre attuale di profonda amicizia spirituale”. Lo stile colloquiale delle lettere ha influenzato anche la celeberrima Filotea (Introduzione alla vita devota), dove i 119 capitoli sembrano altrettante lettere di consigli e incoraggiamento alla vita buona fatta di umiltà, serenità, disponibilità al servizio degli altri e confidenza nell’amore di Dio.
La tolleranza delle imperfezioni
“Pratichiamo queste virtù, adatte alla nostra piccolezza – spiega in una lettera alla signora de Soufour – Sono virtù che si praticano piuttosto scendendo che salendo, quindi, sono convenienti anche per le nostre gambe: la pazienza la sopportazione del prossimo, l’affabilità, la cortesia, l’umiltà, la dolcezza del cuore, la tolleranza delle nostre imperfezioni e altre simili piccole virtù”. Consigli di vita quotidiana che richiedono costanza. Ecco perché, diceva san Francesco – vescovo famoso al suo tempo – dovremmo sopportare più sovente i piccoli insetti e le zanzare che non i leoni o gli orsi. Le persone di mondo hanno grande stima di certe virtù, ma non hanno nessun apprezzamento per altre più ordinarie. In questo modo di vedere si parla di virtù nobili e virtù disprezzabili.
Umiltà e dolcezza
“Ordinariamente – egli osserva – la pazienza, la dolcezza, la mortificazione e la semplicità, fra i secolari, sono virtù abiette, mentre praticare l’elemosina ed essere cortese e prudente sono virtù onorifiche”. Quello che importa di più è ritrovare un cammino di santità nell’amore delle piccole virtù. Caratteristiche della sua spiritualità rimangono l’umiltà, la dolcezza, la semplicità. Per il santo vescovo di Ginevra “l’umiltà e la dolcezza sono le basi della santità. L’umiltà non è soltanto una virtù morale ma cristiana, cioè, una virtù della nostra fede. Altrimenti l’umiltà sarebbe segno della nostra debolezza e, quindi disprezzabile. Ecco perché questa virtù non è stimata dalla gente del mondo, perché non vede che l’esteriore di un atteggiamento umano veramente disprezzabile. Animate continuamente il vostro coraggio con l’umiltà; e la vostra umiltà, cioè la vostra miseria; e il vostro desiderio di essere umili, animatelo con la fiducia in Dio, così che il vostro coraggio sia umile e la vostra umiltà sia coraggiosa”.
Aiutare il cuore
La dolcezza è il fiore della carità, è la forma esteriore dell’amore al prossimo e la virtù del “buon pastore” poiché “nel cuore del nostro Salvatore non c’è altra legge che la dolcezza, l’umiltà e la carità”. L’unica cosa importante è l’amore di Dio. Perfino la dolcezza è un frutto di questo amore e un mezzo per raggiungerlo: “Mia cara figlia, – scriveva ancora san Francesco – quando troverete il vostro cuore ‘alterato’, non fate altro che prenderlo con le punte delle dita, per ricondurlo al suo posto, ma non a pugni e violentemente. Dobbiamo aiutare questo caro cuore nelle sue debolezze e carezzarlo di tanto in tanto e assoggettare le nostre passioni e tendenze con catene d’oro, cioè, con catene d’amore, affinché possiamo indirizzarlo sempre secondo il beneplacito di Dio”.
Colombe e serpenti
Infine, la semplicità che lo affascina: “Le povere e bianche colombe sono più gradevoli che i serpenti”. Francesco trova grande somiglianza tra il brano evangelico delle colombe con quello dei bambini: se non diventerete semplici come bambini, non entrerete nel Regno di mio Padre. Questo vuol dire che la semplicità è chiaramente presente nel messaggio evangelico per contrastare l’ipocrisia. Tutto in Francesco, fa riferimento all’amore di Dio, vero nocciolo della sua spiritualità.