Le lettere di Isabel Allende sono tante, si trasformano talvolta in sostituivi del diario e il diario si trasforma in romanzi. Ne ha pubblicati 25 con più di 70 milioni di copie vendute. Isabel è infatti una scrittrice tra le più lette negli ultimi anni, vera star della letteratura mondiale. Ottantenne dal 2 agosto, continua a intrecciare magie letterarie miscelando lettere, diari, romanzi e tanti ricordi, alcuni dei quali – il golpe di Pinochet nel Cile del 1973; l’esilio, ma anche la morte della figlia Paula – particolarmente drammatici e dolorosi.
La lettera della nonna
Perfino l’ultimo romanzo del 2020, tradotto e giunto nelle librerie quest’anno con il titolo Violeta, si apre con una lettera della nonna Violeta al nipote Camilo. “Lo scopo di queste pagine è di lasciarti una testimonianza, perché credo che in un futuro lontano, quando sarai vecchio e penserai a me, la memoria ti verrà meno dato che sei sempre sovrappensiero, difetto che si accentua con l’età. La mia vita merita di essere raccontata, più che per le mie virtù per i miei peccati, molti dei quali nemmeno sospetti. E quindi ora te li racconto e ti accorgerai che la mia vita è un romanzo. Sei il depositario delle mie lettere, su cui è riportata la mia intera esistenza, a eccezione di alcuni peccati cui accennavo prima, ma devi tener fede alla promessa che quando morirò le brucerai, perché sono sentimentali e spesso astiose. Queste pagine sostituiranno quell’eccessiva corrispondenza. Ti amo più di qualunque altro al mondo”.
Il legame con la madre
Lo stesso vocabolo “lettera” entra perfino nei titoli di taluni romanzi come Lettera d’amor tradito. E il primo romanzo del 1982 (La casa degli spiriti) giudicato un vero capolavoro letterario nasce da una lettera della nipote Alba al nonno Esteban. “Nei suoi romanzi ritorna l’espediente della lettera. C’è sempre qualcuno che scrive a qualcun altro” ha notato Simonetta Fiori, giornalista di qualità che da cinque lustri si occupa di cultura. “Per svariati decenni – è stata la risposta di Isabel – ogni giorno, ho scritto una lettera a mia madre. Scrivere a mia madre tutti i giorni non solo mi teneva unita a lei ma, attraverso quel forte legame emotivo, mi aiutava anche a fare il resoconto della giornata. Che in questo modo era ‘salvata’. Quando mia madre si stava avvicinando alla fine mi ha restituito le lettere. Così ho potuto riunirle tutte: quelle che io avevo scritto a lei e quelle che lei aveva scritto a me. Le ho messe in diverse scatole, divise per anni e decadi. Mio figlio poi le ha digitalizzate per preservarle dal tempo e dall’umidità, e ha calcolato che, tra le mie e quelle di mia madre, sono 24.000. Un formidabile diario quotidiano. Una vita intera. Quando è arrivata la posta elettronica, a volte ci scrivevamo due email al giorno, ogni cosa che ci veniva in mente”. E ora che sua madre non c’è più? “Non scrivo più a nessuno. Quando Panchita è mancata nel 2018 a 98 anni, ho pensato che potessi continuare a scrivere al suo spirito. Ma non ha funzionato. Sentivo che c’era qualcosa di molto artificioso. Ho smesso”.
La figlia scomparsa
Sono stati i suoi lettori a scriverle per condividere i suoi romanzi. Mentre trascorre lunghissimi mesi ad assistere la figlia Paula di 28 anni caduta – a causa di una malattia rara – in un sonno profondo dal quale non si risveglierà più, Isabel prende carta e fogli e le scrive le sue impressioni, le sue sensazioni, i suoi ricordi. Rielabora il proprio passato raccontando alla figlia la storia di tutta la famiglia: un’occasione per fare la ricapitolazione della propria vita. “Ascolta Paula – è l’incipit – ti voglio raccontare una storia, così quando ti sveglierai non ti sentirai tanto perduta”. Una lunga lettera dedicata a Paula, da donarle alla fine di questo suo sonno profondo e che diventerà un romanzo. La risposta del pubblico fu immediata. Centinaia di lettere, tante da spingere Isabel nel 1997 a pubblicare un nuovo libro: “Per Paula. Lettere dal mondo”. Ognuna delle lettere “con la propria timidezza da spezzare, il proprio abisso da spartire, la propria speranza da regalare – una partecipazione straordinariamente intensa e profonda, un commosso, intimo scambio di umanissimi affetti”.