Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Leonardo Marzo è in pensione dal 2005. Assunto nel 1970 con la qualifica di fattorino, da subito si innamorò del suo lavoro: “Ricordo che avevo una voglia matta di conoscere tutti i vari servizi della nostra azienda, ma per farlo l’unico modo era quello di far domanda di trasferimento nei vari uffici, prima in quelli principali e successivamente tramite concorso negli uffici locali. Usavo come metodo non più di cinque anni di lavoro per ufficio – confessa – Questo mi portò ad acquisire esperienze e conoscenze che mi sono servite tutte sia a livello personale sia per trasmetterle con cognizione di causa ai colleghi, specie ai giovani assunti, come anche per i servizi resi alla clientela, con massima soddisfazione di tutti”.
La forza della memoria
Leonardo ricorda di aver conosciuto centinaia di colleghi e dirigenti di ogni parte d’Italia: “Con tutti ho avuto rapporti di fattiva collaborazione e mantenuto sentimenti di vera amicizia. Ricordo tantissimi momenti sia belli sia meno, ma tutti certamente vissuti intensamente. Per questo oso dire che per me più che un lavoro quegli anni sono stati una Vera Lezione di Vita”. Ci tiene a raccontare un particolare un episodio: “Per andare in pensione, il dirigente nuovo dell’ufficio mi aveva chiesto una cortesia. ‘Prima di andare in pensione mi devi mettere a posto l’ufficio pacchi’, era in condizioni poco gestibili, ero l’unico che potessi farlo. Accettai. Un giorno venni chiamato allo sportello: c’era una signora anziana che voleva parlarmi. Mi avvicinai, mi colpirono la sua gentilezza e la sua signorilità. Mi disse con la massima tranquillità che stava aspettando una valigia da suo figlio: ‘Mi fa il mio ultimo regalo, un viaggio negli Stati Uniti, devo partire dopodomani, sai sono malata di tumore e non so se ce la farò ma non voglio deludere mio figlio, come posso fare?’ Rimasi un attimo senza parole. Le dissi di lasciarmi il suo numero di telefono che all’arrivo del pacco la avrei chiamata. Dopo poco arriva il furgone dei pacchi. Caso vuole che il primo pacco che scaricano sia la valigia della signora. La chiamo, si viene a prendere il pacco e felicissima mi ringrazia. Dopo circa quindici giorni, si presenta un signore anziano allo sportello pacchi cercando di Leonardo. Mi consegna un involucro dicendomi ‘con un grazie della signora della valigia’. Gli chiedo notizie della signora, mi risponde che era deceduta: ‘Mi ha pregato di consegnartelo’. Per un attimo volevo rifiutarlo, poi ricordandomi della signora rimasi bloccato, ringraziai il Signore”.
Il ricordo più genuino
Leonardo aprì il pacchetto e trovò un quadretto dipinto dalla signora con sul retro una dedica: “All’impiegato che ha reso possibile la mia ultima gioia della vita. Grazie Leonardo”. “Confesso – conclude – che mi scapparono le lacrime. Tengo quel quadretto come un’icona ricordo, forse il più bello, perché forse il più semplice, certamente il più genuino di cuore”.