I contratti a tempo determinato, che sono maggiormente sensibili alle condizioni cicliche, hanno registrato da giugno un saldo negativo. Dall’inizio del 2022 hanno contribuito solo per un quinto all’aumento dell’occupazione regolare, rispetto al 70% nei primi otto mesi del 2021. Lo afferma la nota “Il mercato del lavoro: dati e analisi” relativa al mese di settembre 2022, a cura del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, dalla Banca d’Italia e dall’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal). Al contrario, è proseguita la crescita dell’occupazione a tempo indeterminato, che ha beneficiato anche delle numerose trasformazioni di contratti già in essere. È rimasto negativo il contributo dell’apprendistato. Il rallentamento del mercato del lavoro nell’ultimo bimestre ha interessato entrambi i generi, risentendo della decelerazione dei servizi e, soprattutto per la componente maschile, di quella delle costruzioni.
Sotto i livelli pre-pandemici
Tra luglio e agosto la crescita si è concentrata esclusivamente nel Centro Nord mentre nel Mezzogiorno, esaurita la spinta del comparto edile e del turismo, la fase di espansione dell’occupazione si è interrotta. Come nella media italiana, nelle regioni meridionali il lavoro a termine ha avuto un saldo negativo nei mesi estivi; le assunzioni a tempo indeterminato sono diminuite mantenendosi, contrariamente al resto del Paese, nettamente al di sotto dei livelli pre-pandemici.