Mancava l’acqua. Acqua, acqua dappertutto e nemmeno una goccia da bere. Mancava l’acqua per lavarsi, per cucinare, per cacciare l’acqua e ripulire le strade dalla fanghiglia e dai detriti mentre le ruspe rimuovevano carcasse di animali, macerie, tronchi di alberi e le idrovore risucchiavano tutta quell’acqua che allagava cantine e negozi e appartamenti dopo essere arrivata ai balconi, aver invaso le scale, i musei, le biblioteche, le piazze. Tutti dicono l’alluvione di Firenze, ma quella del novembre del 1966 fu anche l’alluvione del Veneto, del Trentino, dell’Emilia Romagna e della Toscana. Così viene descritto l’inizio di quel 4 novembre in una cronaca pubblicata all’epoca sulla rivista delle Poste. “Giornata grigia, quella del quattro novembre: il cielo plumbeo riversava ininterrottamente una pioggia fitta, insistente, che aveva disturbato anche la cerimonia all’Altare della Patria alla presenza del Presidente della Repubblica. Ma non era immaginabile il disastro apocalittico che si stava abbattendo su tante fiorenti province”.
Il giorno dopo tornano le comunicazioni
Mancava l’acqua. Erano saltate le condutture idriche, acquedotto fuori uso. E mancava il gas, l’elettricità, il riscaldamento. Tutte le comunicazioni erano interrotte. Gli uffici telegrafici erano isolati, le centrali telefoniche fuori servizio e quindi impossibile telefonare o ricevere telefonate; anche le comunicazioni radio, impossibile trasmettere o ricevere i telegrammi via radio. Mancava l’acqua e furono portalettere e autisti delle Poste a portarla alla popolazione con furgoni colmi di taniche riempite a Roma e a Bologna. Non si poteva comunicare e furono i tecnici delle Poste a ripristinare i collegamenti telefonici, telegrafici, i ponti radio già il giorno dopo l’alluvione. Dall’Archivio Storico di Poste Italiane un filmato girato nei giorni immediatamente successivi all’alluvione mostra le campagne e le città colpite dal nubifragio, nel Veneto, in Trentino, in Toscana. Immagini di cronaca allo stato puro, in presa diretta, senza voce narrante, nessun montaggio, nessuna colonna sonora. Nel filmato si vedono le campagne allagate, le cascine sommerse dall’acqua, mucche uccise dall’acqua e trascinate sull’asfalto di una strada, edifici sventrati, il salvataggio di un cane che rischia di annegare, masserizie a bordo strada recuperate dal fango e persone che spalano, scavano, rimuovono detriti e macerie, i mezzi di soccorso dell’esercito, il ripristino dei servizi postali, la riapertura degli uffici, i soccorsi portati dalle Poste. Quella mattina del 4 novembre del 1966, nel giro di poche ore il servizio postale si interrompe in oltre 270 uffici postali; 700 uffici telegrafici sono isolati, 210 utenze telex interrotte, 700 località restano prive di collegamenti telefonici; quasi 200.000 utenti telefonici, di cui 135.000 solo a Firenze, sono isolati.
Gli Uffici Postali mobili nelle campagne
A Roma, Milano, Bologna nello stesso giorno dell’alluvione si formano tre autocolonne del Ministero delle Poste, con gruppi di pronto intervento, che convergono su Firenze per ripristinare le comunicazioni telefoniche e i ponti radio. Si interviene anche nelle altre città e nelle altre regioni colpite dall’alluvione. Il 5 novembre – a poco più di 24 ore dall’inizio dell’alluvione – i tecnici delle Poste rimettono in funzione le comunicazioni telefoniche con il Nord Italia e le comunicazioni radio Firenze-Roma, Firenze-Bologna, Firenze-Milano. Rapporti, disposizioni, aggiornamenti riprendono a viaggiare per telegramma, telescrivente, telefono, trasmissioni radio. Nelle campagne allagate arrivano mezzi speciali delle Poste. Hanno la forma oblunga di un autobus, ma sono in realtà degli uffici postali mobili, dove spedire lettere e telegrammi, prelevare risparmi, ritirare pacchi e lettere.
Sono impiegati e autisti e portalettere delle Poste a portare alla popolazione acqua potabile, viveri, coperte. Nei Centri Regionali Automezzi, di Roma e di Bologna, i dipendenti delle Poste riempiono centinaia di taniche di acqua potabile, le caricano sui furgoni e le portano dove serve. Raggiungono i caseggiati e le distribuiscono. Furgoni che sul parabrezza hanno in evidenza un cartello scritto a mano “Servizio assistenza. Ministero Poste e Telecomunicazioni”, consegnano coperte e generi alimentari. Intanto, altri impiegati delle Poste sono al lavoro per rimettere in funzione gli uffici. C’è chi vuole ritirare i risparmi, chi deve spedire un telegramma per rassicurare amici e parenti che vivono altrove, chi aspetta un pacco con beni di prima necessità. In un periodo in cui sono ancora in pochi ad avere un telefono, l’ufficio postale è spesso anche un posto telefonico pubblico. La classica insegna a bandiera, gialla, con la scritta PT è accompagnata, in questo caso, da un’insegna con il telefono a disco di una volta. Spalano via il fango, recuperano la corrispondenza, la puliscono e la mettono ad asciugare; mettono in salvo i pacchi per poterli spedire o recapitare il prima possibile, puliscono armadi, scrivanie e banconi. Lavorano indossando stivali di gomma che, come i “loro” clienti, continueranno a indossare per parecchi giorni. Le cassette di impostazione divelte vengono sostituite dai normali sacchi postali. Sulle scrivanie ripulite vengono stesi documenti, contabilità, ricevute di pagamento, i registri dei libretti di risparmio, dei conti correnti e dei Buoni postali fruttiferi e tutti gli altri documenti che lo Stato, nei confronti dei cittadini, ha il dovere di non smarrire nemmeno in una situazione così drammatica. Sul marciapiede, vicino la porta dell’ufficio postale, vengono accatastati armadi, scaffali, sedie, scrivanie ormai inservibili, dopo esser stati ispezionati perché non andasse perso nulla di importante. Su barche fornite dall’esercito, a colpi di remi, o con motoscafi i portalettere consegnano la posta nelle cascine delle campagne, ancora semisommerse dall’acqua. Con i collegamenti stradali o ferroviari interrotti si decide di ricorrere agli elicotteri per il trasporto dei sacchi di posta: possono atterrare quasi su qualsiasi striscia di terra non allagata.
Dall’Archivio Storico di Poste Italiane, un filmato girato nei giorni immediatamente successivi all’alluvione
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