Consegna pacchi e corrispondenza, ma anche sorrisi e strette di mano. La figura del portalettere ha assunto un ruolo chiave nella socialità. Nei piccoli comuni, come nei grandi centri, per esempio Firenze, dove il rapporto con le persone diventa più stretto all’interno del quartiere dove si opera. L’edizione fiorentina del Tirreno racconta l’esperienza di Paolo Vignini, che opera nelle zone di Brozzi e Le Piagge.
Punto di riferimento del quartiere
Paolo, 54 anni, è in Poste Italiane dal 1996 e dal 2010 il suo lavoro è incentrato sulla zona di Brozzi e Le Piagge. Siamo nella zona nord ovest di Firenze, nel quartiere di Novoli, dove da luglio ha avviato l’operatività uno dei più grandi centri di distribuzione della Toscana. Scrive il quotidiano: molti lo attendono non solo per la posta che consegnerà, ma perché rappresenta un punto di riferimento per gli anziani, per chi è solo, per chi si è trasferito da poco e anche per chi in quella zona ci vive da sempre. Paolo Vignini sa che i residenti qui cercano punti di riferimento. E un “portalettere”, così preferisce definirsi, è colui che non consegna solo bollette, lettere o raccomandate, ma è il messaggero di buone notizie.
Un caffè e le storie della gente
Paolo Vignini, prosegue il quotidiano, conosce quelle zone come le sue tasche e soprattutto conosce i suoi abitanti e anche le loro storie. Il suo passaggio alla guida di uno scooter o in alcuni casi di un furgone scivola via lungo le strade di quella parte di periferia fiorentina anonima solo per chi non si sofferma a guardare gli sbocchi di verde, gli scorci di palazzi di architettura sperimentale e contenuti terratetto, ricordo di un borgo che si è allargato con gli anni: “Incontrare le persone è la parte del mio lavoro che preferisco. Tutti i giorni qualcuno mi offre un caffè”, spiega.
Una parola di conforto
Fra gli aneddoti che il portalettere racconta ce n’è uno molto significativo di quanto spesso il suo ruolo lo porti ad offrire parole di conforto alla gente: “È accaduto qualche tempo fa – racconta – Una ragazza attendeva una lettera per lei importante. Un giorno mi sono trovato una lettera con il nome della ragazza, ma con l’indirizzo sbagliato. Quando le ho consegnato la lettera facendole notare l’errore nell’indirizzo, la ragazza era felice e mi ha detto che in quella lettera molto attesa c’erano i risultati di analisi e che le servivano proprio quel giorno”.
Il rapporto con la comunità cinese
Nell’articolo si parla poi del suo rapporto con la vasta comunità cinese. “L’unica difficoltà che ho riscontrato – racconta il portalettere – è stata quella delle lingua che non parlo e la criticità riscontrata è stata nel capire i nomi, ma poi con il tempo e dopo anni di esperienza sono riuscito a instaurare un rapporto con questa comunità”.
Un’amicizia rafforzata nel tempo
Gli aneddoti sono molti in oltre dieci anni di consegna della posta nel quartiere di Brozzi, dove è visto come un amico che si attende con emozione: “Mi ricordo quando mi aspettavano in una piazza dove c’era un’edicola – dice – era anche quello un punto di aggregazione e le persone si fermavano, mi aspettavano chiedevano della posta e scambiavamo due parole. Questo è un aspetto del mio lavoro che preferisco: incontrare e conoscere le persone, avere buoni rapporti con i miei colleghi e le persone a cui consegno la posta”.
Al servizio della comunità
Il rapporto con quelli che Vignini definisce i suoi “clienti” si è rafforzato nel tempo. “C’è un clima di aiuto nello svolgimento del mio lavoro – conclude – questo è un quartiere dove ci sono molti anziani soli. C’è chi mi aspetta, conosce il mio orario, quando arrivo mi aprono la porta di casa, mi salutano. Capita così che tutti giorni ci sia qualcuno che ti voglia offrire il caffè, un gesto che fa capire quanto sia importante l’attività che svolgiamo per la comunità. I primi tempi non conoscevo ancora bene il territorio, tutti si prodigavano ad aiutarmi e con tante persone ho instaurato un rapporto di amicizia, anche fuori dal lavoro”.