Come un cerchio che si chiude. Con una cartolina in mano che lega tre generazioni della famiglia di Domenico Caputo, portalettere di Barletta. Lui di cartoline oggi ne consegna un po’ meno, mentre suo padre, Pasquale, sta attraversando mezza Europa per circa 1.700 km, dalla Germania alla Puglia, consegnando, in 68 tappe e 68 città, una riproduzione della cartolina che il padre Francesco (nonno di Domenico) riuscì a inviare alla famiglia dal campo di concentramento nazista in cui si trovava prigioniero. Francesco, Pasquale, Domenico, che oggi racconta: “Con questa storia alle spalle, considero il mio lavoro alle Poste un segno del destino. Ogni volta che consegno una lettera o una cartolina ai clienti penso alle storie che possono contenere”.
La storia della cartolina
È Domenico, 38 anni, a raccontarci l’iniziativa di suo padre Pasquale Caputo che, all’età di 73 anni, sta ripercorrendo a piedi il tragitto che intraprese suo padre Francesco nel 1945, quando fu liberato dai campi di prigionia di Moosburg, Memmingen e Kaufbeuren nei dintorni di Monaco di Baviera. Il percorso a tema è stato intitolato “Sulle orme di mio padre e di tutti gli Internati Militari Italiani”. Francesco Caputo, soldato in forza al Reggimento di Cavalleria “Ferrara”, in seguito all’armistizio dell’8 settembre 1943, fu catturato a Verona e deportato nei campi di prigionia tedeschi, andando a far parte di quella schiera di internati militari italiani ritenuti traditori dell’ex alleato nazista. Sulla cartolina che riuscì a spedire, in cui salutava e rassicurava la moglie sulla sua salute, è riportato il numero del campo di prigionia (VII B) e il suo numero identificativo 123887. Quella cartolina fu custodita in una scatola di cartone e alla morte di Francesco, nell’88, Pasquale, partendo dagli elementi contenuti nella cartolina (timbro postale, numero del campo, numero del prigioniero), iniziò le ricerche per ricostruire la storia del padre. Francesco era analfabeta per cui fu aiutato sia nello scrivere sia nell’inviare la cartolina, perché i tedeschi non consentivano di inviare notizie.
Il viaggio di Pasquale
Pasquale, con il sostegno dell’Associazione Barletta Sportiva di cui anche Domenico fa parte, è partito da Monaco l’8 maggio scorso (data della Liberazione della Germania da Hitler) dai primi tre luoghi di prigionia per scendere poi attraverso 68 tappe verso Barletta. Il percorso è stato ricostruito da Pasquale, insieme all’Associazione, grazie a cenni storici, ricerche telematiche e testimonianze: la strada che ripercorre era l’unica che i prigionieri, una volta liberati nei campi, potevano battere per arrivare in Italia passando per il Brennero, fino a Bolzano (dove furono sfamati, vestiti e curati) e poi fino alla Puglia. I tempi del cammino sono stati concepiti in modo che Pasquale possa arrivare a Barletta il giorno in cui nel 1945 ci giunse 28enne suo padre, tra il 26 e il 27 luglio. È stato possibile risalire alla data grazie al foglio complementare della pensione che riporta lo storico del servizio militare. In ogni tappa del cammino, Pasquale rende un omaggio a Poste, lasciando simbolicamente una riproduzione fedele della cartolina del padre per farsi portatore di messaggi di pace e speranza contro la guerra. E per chiudere quel cerchio di cui il nostro collega Domenico va giustamente orgoglioso.