Che cosa è rimasto delle cose dette allora? Che cosa è mutato? A che punto siamo oggi? Interrogativi che, l’anno seguente la fine del concilio Vaticano II, si poneva il giovane teologo Joseph Ratzinger, tra i protagonisti dei lavori conciliari, e che restano attuali mentre l’11 ottobre si celebra con solennità voluta da papa Francesco il sessantesimo anniversario dell’apertura del concilio Vaticano II.
L’enorme numero di lettere
È sterminata ormai la letteratura storica, teologica filologica, pastorale, polemista e apologetica su quel concilio, il maggiore nella storia cristiana capace di suscitare grandi entusiasmi e dure resistenze. Ma il quadro conoscitivo sarebbe incompleto senza il numero imprecisato – ma enorme – di lettere scritte dai vescovi e da teologi che parteciparono al concilio contribuendo ai 16 documenti che hanno terremotato la storia cristiana contemporanea avviando la Chiesa a un ritorno al Vangelo. Attraverso le lettere è possibile ricostruire dal vivo quel grande avvenimento che fu segnato da un confronto appassionato e rovente tra progressisti e conservatori, confluito nell’aggiornamento della comprensione del messaggio cristiano nella società moderna.
Lettere inedite
Il passaggio dai secoli passati alla vita contemporanea ha richiesto un cambiamento profondo per un incontro positivo tra la fede e mondo moderno “senza sacrificarla – per dirlo con un’espressione di Ratzinger – all’oggi o incatenarla al ieri, ma facendola risuonare nell’oggi eterno di Dio che trascende i nostri giorni che passano e tuttavia può essere udito da noi solo nel nostro irripetibile oggi”. Per dire la loro, anziché scrivere trattati di teologia, tenere conferenze pubbliche, predicare, tanti vescovi hanno affidato ricordi e prospettive alle lettere collettive ai propri diocesani, o alla corrispondenza personale con colleghi, amici ecclesiastici e laici. La maggior parte di queste lettere non sono state pubblicate come invece è accaduto per le lettere firmate da figure di pubblica notorietà o ascese a responsabilità apicali nella Chiesa.
Una conoscenza indispensabile
Ci sono ad esempio lettere di cardinali e vescovi poi diventati papa: Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI. Ma lettere interessanti hanno lasciato anche personalità illustri e di forte espressione pastorale come il brasiliano Helder Camara o l’italiano Giacomo Lercaro arcivescovo di Bologna. E perfino il vescovo Lefebvre promotore dello scisma di cattolici tradizionalisti e critici del concilio o teologi importanti come Yves Congar autore di un celebre libro dal titolo “Vera e falsa riforma della Chiesa”. Certo è che proprio dalle lettere pubbliche o rimaste nei circoli ristretti di studiosi, aderenti a gruppi e movimenti, o dai diari, si ricava la sensazione che il concilio è stato una pietra miliare che ha segnato un prima e un dopo nella storia cristiana. La sua conoscenza è indispensabile specialmente dagli uomini di cultura che vogliano dialogare seriamente con la Chiesa senza restare agli stereotipi polemici che hanno caratterizzato il confronto dei secoli passati tra credenti e non credenti.
Le lettere tra Roncalli e Montini
Il tema del concilio è presente anche nell’ultima parte di un nutrito epistolario (201 lettere) durato quarant’anni (1925-1963) tra Roncalli e Montini i due papi che hanno rispettivamente aperto e concluso (l’8 dicembre 1965) il concilio Vaticano II. Per i 100 anni del cardinale Loris Francesco Capovilla che fu segretario particolare di papa Giovanni gli fu donata una raccolta di lettere aperte scritte dal porporato agli amici e collaboratori dal 1990 al 2015. Il ricordo del concilio è costante e più volte nelle lettere Capovilla richiama le parole con le quali Giovanni XXIII aprì il discorso inaugurale del concilio: “Tantum aurora est”. Ossia “E’ solo l’aurora e già i primi raggi del sole nascente carezzano l’animo nostro! L’aria è santa qui, percorsa da brividi di letizia… veramente si può dire che cielo e terra pongono mano alla celebrazione di questo concilio”. Le speranze del mondo intero, allora come oggi, guardano alla parola libera del papa per un mondo fraterno. Un mondo davanti al quale “siamo agli inizi, tuttora alunni della scuola materna”.