Tra il 2000 e il 2020, la popolazione mondiale con accesso a casa a servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro è aumentata di oltre 2 miliardi, passando da 3,8 miliardi a 5,8 miliardi di persone. Nonostante questi progressi, esistono ampie disparità geografiche e 2 miliardi di persone non utilizzano ancora acqua potabile gestita in modo sicuro. Il nuovo rapporto The State of the World’s Drinking Water lanciato oggi da Oms, Unicef e Banca Mondiale rileva che oltre 2 miliardi di persone hanno ottenuto l’accesso ad acqua sicura da bere negli ultimi 20 anni.
Le disuguaglianze
Secondo il nuovo rapporto, se il mondo intende raggiungere l’accesso universale all’acqua sicura da bere e mitigare gli effetti del cambiamento climatico, i governi devono investire strategicamente nella costruzione di sistemi idrici di acqua sicura da bere, non solo incrementando i fondi, ma rafforzando anche le capacità di pianificazione, coordinamento e regolazione dei servizi di fornitura. Le medie nazionali, regionali e globali spesso nascondono notevoli disuguaglianze nei livelli di servizio tra i paesi e all’interno degli stessi – rileva il rapporto – Mentre nel 2020 tre persone su quattro nel mondo utilizzavano servizi di acqua potabile gestiti in modo sicuro, la copertura regionale variava dal 96% in Europa e Nord America ad appena il 30% nell’Africa sub-sahariana.
Le reazioni
”Investire sull’acqua e sui servizi igienico sanitari è fondamentale per la salute, la crescita economica e l’ambiente. Bambini più sani diventano adulti più sani che contribuiscono maggiormente all’economia e alla società – dice Saroj Kumar Jha, direttore globale della Water Global Practice del Gruppo Banca Mondiale – Questo principio è prioritario per il Progetto sul capitale umano della Banca Mondiale. I governi e il settore privato devono intraprendere azioni importanti adesso per accelerare servizi di approvvigionamento idrico e igienici inclusivi e sostenibili sia nelle aree urbane che in quelle rurali”. ”Nessun bambino dovrebbe essere costretto a scegliere tra acqua sporca da bere, uno dei principali killer di bambini, o intraprendere viaggi pericolosi per raccogliere acqua e non andare a scuola”, rimarca Aidan Cronin, direttore Unicef ad interim per l’Acqua e i Servizi igienici e Clima, Ambiente, Energia e Riduzione del Rischio di Catastrofi.