Nella storia dei dipendenti di Poste Italiane si ritrova la storia del nostro Paese. In “Ricordi di Poste”, raccogliamo le testimonianze degli ex dipendenti che scrivono alla redazione e che, attraverso i loro racconti, contribuiscono a mantenere vivo il legame tra le generazioni.
Cara redazione di Poste News, quel bimbo sorridente col caschetto in testa che vedete nella foto qui sotto ormai ha 40 anni. Ricordo ancora quel mitico casco, era di mio padre. Quell’elmetto grigio/verde con una banda rossa tutt’attorno, l’aggancio a fibbie e il bellissimo fregio postale adesivo, grande lì al centro: era qualcosa di bellissimo per me, quando potevo lo rubavo a mio padre e ci giocavo.
Come un cowboy
E il cappello? Vogliamo parlarne? Con il fregio in metallo, pareva essere una tesa di gendarme. Che belle che erano le vecchie divise dei portalettere di allora: la camicia azzurra con il doppio taschino stile cowboy. Da che ho memoria le Poste hanno accompagnato la mia vita. Mio padre ogni tanto mi portava sul suo Rizzato bianco a fare “un pezzo di zona”, e mi dava anche delle lettere da mettere nelle buche. Mi faceva sentire importante. Quando uscivo da scuola, andavo ad aspettare mio padre dai postini al recapito e, nel frattempo, giocavo lì tra i casellari di legno. Conoscevo tutti, erano come dei parenti per me: il direttore, i fattorini, gli smistatori, gli sportellisti. Ricordo ancora il motivetto che facevano le vecchie stampanti ad aghi. I termini postali sono sempre stati presenti nella mia vita e il mio contributo fattivo lo diedi poi nel 2003, quando dopo una selezione fui assunto come portalettere assegnato in una vasta zona collinare qui nel torinese.
La solidità di una azienda
Mi piaceva fare il postino, ma questo durò solo fino al 2006 quando scadde il contratto di apprendistato. Nel frattempo, mi ero sposato e, dopo le Poste, iniziai a fare diversi lavori non perdendo mai comunque le speranze di tornare. E quel giorno finalmente arrivò, un po’ di anni dopo, precisamente nel 2012 quando fui riassunto da Poste come sportellista e in seguito divenni direttore di un piccolo ufficio postale nel Canavese, dove sono applicato ancora adesso. Ora la mia famiglia è aumentata e Poste Italiane permette a me, a mia moglie e ai nostri quattro figli di vivere serenamente con la tranquillità e solidità che un’Azienda come la nostra è in grado di dare ai propri dipendenti. Giocavo tra i casellari e oggi sono direttore di un ufficio postale, ogni tanto anche i miei figli giocano a fare i postali. Chissà se un giorno…