La crosta terrestre è costantemente sottoposta all’azione di forze tettoniche che tendono a deformarla e, in presenza di determinate condizioni, può rompersi generando un terremoto. Questo fenomeno è prodotto dallo scivolamento di volumi di roccia nel sottosuolo lungo complesse fratture dette “faglie”, accompagnato dal rilascio di stress ed energia anche sotto forma di onde sismiche.
Lo studio
In uno studio, recentemente pubblicato su Communications Earth Environment di Nature, a cura di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e dell’Università Sapienza di Roma, si dimostra come le proprietà di un evento sismico cambino in funzione della complessità della struttura della faglia che ha generato il terremoto e del suo ambiente tettonico. Per conoscere le forze che producono i movimenti della crosta terrestre e che sono alla base dei terremoti, è necessaria l’analisi di dati sempre più consistenti e affidabili oltre a tecniche via via più precise di analisi dei segnali sismici.
L’origine dei terremoti
“È fondamentale compiere ulteriori sforzi teorici e modellistici per proseguire in modo sistematico l’analisi di dati sempre più abbondanti e affidabili. Ciò consentirà lo sviluppo di una visione complessiva dei meccanismi all’origine dei terremoti e una comprensione più avanzata dei processi sismologici a carico della parte superficiale (fino a 15-20 km di profondità) e fredda della crosta. Ancora, lo studio suggerisce che in presenza di bassi valori di doppia-coppia (due coppie di forze ortogonali fra loro che rappresentano il meccanismo del terremoto) non giustificati da processi fisici, è possibile una sottostima della magnitudo dei terremoti”, afferma Davide Zaccagnino, dottorando della Sapienza e coautore della pubblicazione.