Natalia Aspesi, tra le giornaliste che hanno ricevuto il “Premio Speciale Matilde Serao”, ha inviato una toccante lettera in occasione dell’evento. La giornalista di Repubblica ha scritto “direttamente” a Matilde Serao, ricordandone la carriera e le battaglie che ha portato avanti, nel lavoro giornalistico come nell’emancipazione femminile. Ecco il testo della lettera inviata da Aspesi e letta durante l’evento di consegna del premio speciale.
“Gentile signora Serao, non oso chiamarla collega data la sua magnifica carriera di giornalista, diventata la prima donna italiana ad aver fondato nel 1885 e diretto, assieme a suo marito Edoardo Scarfoglio, un quotidiano, il Corriere di Roma, e poi il Corriere di Napoli e infine il Mattino. La immagino imbronciata perché, per quanto Lei si sia occupata anche di moda, cucina e mondanità, scriveva soprattutto d’altro, come di maestre suicide o, come nel suo libro più famoso “Il ventre di Napoli”, dell’abbandono da parte del governo dei quartieri miserabili della città. Scriveva anche di emancipazione, una forma primitiva di femminismo, quando le legge di sottomissione della donna erano ferree e le altre signore la consideravano un’esaltata.
Leggo i nomi delle colleghe premiate e penso che alcune di loro avranno sognato un altro modo di fare giornalismo, ma i tempi cambiano e la libertà non è più quella. C’è la pubblicità, ci sono i padroni, ci sono i personaggi immeritevoli ma indispensabili, ci sono gli influencer che ci stanno sostituendo perché così va oggi il mondo del successo, se al successo ci tieni. Eppure, come per lei, la passione non ci abbandona. Sono certamente la ragazza più vecchia che tutt’ora scrive ancora qualche sua stupidaggine che nessuno legge, essendo ora i miei lettori o defunti o passati a Tik Tok.
Allora le confesso che più della sua carriera le invidio il suo primo marito, il poeta e giornalista Scarfoglio, che di lei scrisse ‘questa donna tanto convenzionale e pettegola e falsa tra la gente e tanto semplice, tanto affettuosa, tanto schietta nell’intimità, tanto vanitosa con gli altri e tanto umile meco, tanto brutta nella vita comune e tanto bella nei momenti dell’amore. Tanto incorreggibile e arruffona e tanto docile agli insegnamenti mi piace troppo, troppo, troppo’. Poi si sa, le vite vanno come vanno. Anche per Lei, Matilde, successo, amore, figli, separazione, scandalo e una vita professionale condivisa col marito, per questo suo grave errore sia magnanima, perdoni quello che almeno io non sono riuscita a fare, anche se l’avrei voluto tanto. Grazie alle magnanime Poste italiane per essersi ricordate di me, e mi scuso per non essere presente con le colleghe. Sentitemi vicina, come io mi sento a voi”.