Il 5 maggio 1862 viene firmata la legge sulla riforma postale che fissa la “privativa” dello Stato sul servizio e ne stabilisce l’estensione a tutti i comuni del neonato Regno d’Italia entro il 1873. Agli “Ufizi di Prima Classe” in cui operano “impiegati di carriera”, si affiancano “Ufizi di Seconda Classe”, la cui conduzione è affidata a privati – di preferenza professionisti del luogo con un locale già aperto al pubblico – i cui diritti cessano alla fine del contratto d’appalto e il cui compenso è proporzionale all’utile realizzato.
L’ora del telegrafo
Nel marzo del 1889 il settore postale e i Telegrafi di Stato confluiscono nel Ministero delle Poste e dei Telegrafi. Gli uffici sono dotati di telegrafi elettrici che utilizzano il sistema Morse, il più pratico e diffuso. È possibile spedire un telegramma anche da uffici che non dispongono di telegrafo: il testo scritto su apposito modulo viene consegnato all’ufficio telegrafico più vicino in busta aperta raccomandata e con etichetta rosa di servizio. Il dovuto è pagato con francobolli applicati al modulo inviato per la trasmissione e annullati dall’ufficio di partenza.
Gli inizi del XX secolo
All’inizio del XX secolo, le ausiliarie telegrafiche che lavorano in piedi nelle prime grandi sale di commutazione telefonica urbana e che usufruiscono, come le telegrafiste, di specifici corsi di formazione, sono meno di cinquecento. Con il tempo le assunzioni femminili aumentano: nel 1910 le sole impiegate postali sono quasi 1.000, mentre tra telegrafiste e telefoniste si raggiunge quota 3.000, in particolare durante la Grande Guerra.
Ai Giochi Olimpici del 1956
I servizi telegrafici, dotati di moderne apparecchiature telex e telescriventi, la telefoto, i telefoni garantiscono la regolarità e la celerità delle comunicazioni sia per l’interno che con l’estero. Emblematico il caso delle Olimpiadi invernali di Cortina d’Ampezzo nel 1956. “Il movimento più intenso di pubblico si ha nel Salone della Posta presso gli sportelli di accettazione Corrispondenze e Pacchi e presso quelli dei Servizi a Denaro. La sala di scrittura è sempre affollatissima: tutti richiedono i francobolli commemorativi delle Olimpiadi, annullati con i timbri delle singole competizioni”.
Sportellisti al servizio del boom economico
Nel 1960, allo scopo di ottenere un sempre migliore comportamento da parte dell’operatore PT a contatto con il pubblico, l’Amministrazione PT indice “gare per la cortesia” tra il personale applicato agli sportelli e negli uffici postali. I dipendenti che si sono particolarmente distinti vengono premiati con compensi in denaro. È, inoltre, attivato a Roma un centro telefonico d’informazioni postali, telegrafiche e telefoniche, al quale l’utenza può rivolgersi in ogni momento. Sempre nel 1960 viene sviluppata una campagna dedicata a sollecitare una più stretta collaborazione da parte degli utenti: mediante la serie di slogan dal titolo “Aiutateci a servirvi meglio”, apposti con piastrine pubblicitarie sulle corrispondenze all’atto dell’obliterazione, l’utenza viene consigliata circa il modo più opportuno di richiedere l’esecuzione dei servizi, di agevolare i compiti dei fattorini e dei portalettere.
Verso la banca postale
Verso la fine degli anni ’80 inizia la progressiva trasformazione degli uffici postali in UPE, Uffici Postali Elettronici: gli sportelli “specializzati” vengono sostituiti da sportelli “polivalenti” che “offrono tutti i servizi di banca postale” e – così recita un manifesto pubblicitario dell’epoca – “saranno integrati in un prossimo futuro, dal servizio telegrafico, di corrispondenza e pacchi”. Negli anni Novanta sono circa 4.000 gli UPE in funzione che promettono di “cancellare l’antico disagio delle code allo sportello”. Nel frattempo, il sistema Leotex per la trasmissione e ricezione dei telegrammi, nel 1988 ancora nella fase sperimentale, nel giro di un paio d’anni renderà obsoleti gli apparati telex.
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