Sinisa Mihajlovic non ce l’ha fatta. L’ex allenatore del Bologna è morto in una clinica di Roma all’età di 53 anni. L’annuncio è arrivato in un comunicato della famiglia: “La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti”, le parole dei familiari. “Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia”, hanno aggiunto ringraziando i medici che dal 2019 ne seguivano il percorso contro la leucemia.
Il cordoglio delle istituzioni
La morte del campione serbo che, prima da giocatore e poi da allenatore, ha vissuto da protagonista gli ultimi 30 anni della nostra Serie A, ha provocato le reazioni del mondo politico, unito nel sottolineare la sua tenacia contro una malattia affrontata con dignità e senza nascondersi: “Hai lottato come un leone in campo e nella vita. Sei stato esempio e hai dato coraggio a molti che si trovano ad affrontare la malattia. Ti hanno descritto come un sergente di ferro, hai dimostrato di avere un gran cuore. Sei e resterai sempre un vincente”, ha ricordato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ignazio La Russa, Presidente del Senato, lo ricorda come “un grande sportivo, un tenace combattente ma soprattutto un uomo vero che ha affrontato la malattia sempre a testa alta”. Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani se ne va “un grande uomo, un grande combattente. Lo ricorderemo come uno dei più forti giocatori serbi che hanno giocato in Italia”. Scosso il vicepremier Matteo Salvini, che commenta: “Non ci voglio credere, stramaledetta bastarda malattia. Buon viaggio Sinisa, campione dentro e fuori dal campo. Ci mancherai, tanto”. Per Andrea Abodi, ministro per lo Sport e i giovani, Sinisa Mihajlovic “ha rappresentato la lotta al male, il tentativo di vincerlo, e dunque il pensiero non è solo a lui e ai suoi cari ma anche a tutti coloro che stanno lottando contro queste malattie difficile: la sconfitta di un guerriero non sia il segno di una resa”. “Un uomo vero, ancor prima che grande giocatore e allenatore, che ha saputo affrontare la sua terribile malattia con grande dignità e determinazione. A testa alta. Un abbraccio affettuoso a sua moglie Arianna ed ai suoi splendidi figli”.
Una lunga storia calcistica
Dopo aver vinto nel 1991 la Coppa dei Campioni con la Stella Rossa, l’anno seguente Sinisa fu acquistato dalla Roma, con cui giocò fino al 1994 collezionando 54 presenze e un gol. Dotato di un mancino straordinario e tra i più grandi specialisti della storia sui calci piazzati (28 punizioni trasformate in Italia), proseguì la sua carriera nella Sampdoria (dal 1994 al 1998, 110 presenze e 12 reti) per poi passare nel 1998 alla Lazio. Con la maglia biancoceleste realizzò 20 reti in 126 presenze, vincendo uno Scudetto, una Supercoppa UEFA, una Coppa delle Coppe, 2 Supercoppe Italiane e altrettante Coppe Italia. Chiuse la sua carriera da calciatore nell’Inter, aggiungendo in bacheca uno Scudetto, una Supercoppa Italiana e altre 2 Coppe Italia. Da sottolineare anche i suoi numeri in Nazionale: con la Jugoslavia ha collezionato 63 presenze e 9 reti, partecipando alla Coppa del Mondo del 1998 e al Campionato Europeo del 2000. Non sempre un grande calciatore riesce a ripetersi come allenatore, ma Mihajlovic ha dimostrato di saper eccellere anche in questa nuova veste. La sua seconda vita sportiva è iniziata nel 2006 all’Inter nel ruolo di assistente tecnico dell’attuale Ct azzurro Roberto Mancini, con cui ha vinto 2 Scudetti e una Supercoppa Italiana. L’esordio da tecnico risale invece al 2008 a Bologna, un’esperienza a cui hanno fatto seguito quelle sulle panchina di Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan, Torino e Sporting Lisbona. In mezzo anche una parentesi da Ct della Nazionale serba e il ritorno a Bologna, dove è rimasto per tre stagioni prima dell’esonero dello scorso settembre. A Bologna, dove è cittadino onorario, e in tante altre città italiane, Sinisa ha fatto centro anche nel cuore della gente, e oggi tutto il mondo del calcio lo piange.
La commozione del mondo del calcio
“Sono profondamente addolorato, è un giorno triste per il calcio italiano”, ha dichiarato il presidente della Figc, Gabriele Gravina, alla notizia della morte di Sinisa Mihajlovic. La Figc lo ricorda sul suo sito con una foto che lo ritrae con in mano la maglia azzurra e la scritta “11 Mihajlovic” tra Gravina e il ct azzurro, Roberto Mancini. “Sinisa – sottolinea Gravina – è stato un protagonista dentro e fuori dal campo, un esempio di passione, determinazione e coraggio, in grado di ispirare e di emozionare. Mihajlovic è stato un campione vero come calciatore, come allenatore, ma soprattutto come persona. In un’epoca spesso contraddistinta dalla falsità, ha saputo anteporre sempre la verità non sottacendo i suoi difetti e le sue debolezze. Anche per questo deve essere ricordata la sua positiva testimonianza di vita”. Il Bologna ricorda i “tre anni e mezzo meravigliosi e terribili” vissuti con Mihajlovic in panchina: “In questi mesi – ricorda il club – Sinisa ha continuato a lottare lontano dai riflettori, circondato dall’affetto della sua splendida famiglia. Voleva vivere, voleva ritornare sui campi di calcio, che erano stati la sua vita da quando era bambino. Non ce l’ha fatta, Mihajlovic, eppure ha vinto anche stavolta. Ha vinto con l’esempio che ci ha dato”. L’Inter saluta “un compagno di viaggio” che è stato “sempre fedele a se stesso: nella grinta e nell’atteggiamento, nella fierezza e nella serietà”. Il presidente della Lazio Claudio Lotito scrive: “Il suo coraggio sul terreno di gioco è stato secondo solo a quello dimostrato di fronte a una grave malattia, che mai ne ha fiaccato lo spirito e la tempra”. La Sampdoria piange con una lunga lettera sul proprio sito un “uomo vero e coraggioso”.