Benedetto XVI con la rinuncia al soglio pontificio, annunciata l’11 febbraio 2013, è stato il primo Pontefice ad abdicare dopo 600 anni. I casi storici di rinuncia non mancano soprattutto nei tempi più remoti del Papato: San Clemente, quarto pontefice romano, arrestato ed esiliato per ordine di Nerva nel primo secolo dopo Cristo, abdicò dal Sommo Pontificato indicando come suo successore Evaristo, affinché i fedeli non restassero senza pastore. Nella prima metà del III secolo, Ponziano lo imitò poco prima di essere esiliato in Sardegna; al suo posto venne eletto Antero. Silverio, 58esimo vescovo di Roma, fu deposto da Belisario e in punto di morte (11 marzo 537) rinunciò in favore di Vigilio, fino ad allora considerato un usurpatore. Vi sono poi molti altri casi, più problematici, in cui si discute se vi sia stata rinuncia tacita, come nel caso di Martino (VII secolo). Altro caso più difficilmente inquadrabile è quello di Benedetto IX, che prima venne deposto in favore di Silvestro III, salvo poi riassumere la carica per poi rivenderla a Gregorio VI, il quale, accusato di simonia, fece atto di rinuncia dopo aver ammesso le sue colpe. Siamo nella prima metà dell’anno Mille.
Il caso di Celestino V
Il più celebre caso di rinuncia all’ufficio di Romano Pontefice fu quello di Celestino V, detto anche “il Papa che fece per viltade lo gran rifiuto”, che portò all’elezione di Bonifacio VIII nel 1294. Poiché’ Celestino V fu un Pontefice non affine a Dante Alighieri, egli nella sua Divina Commedia lo pone, probabilmente, nell’Antinferno tra gli ignavi, ossia tra coloro “che visser sanza ‘nfamia e sanza lodo”, non facendo propriamente il male ma nemmeno operando il bene, così che tanto la misericordia divina li sottrae all’Inferno quanto la giustizia li esclude dal Paradiso. Anche se non è certo chi il Sommo Poeta volesse indicare nel seguente passo. Secondo alcuni critici potrebbe trattarsi di Ponzio Pilato, Esau o Giano della Bella. Per gli storici, fu l’allora cardinale Benedetto Caetani (il successivo Papa Bonifacio VIII), esperto di diritto canonico, a redigere una Bolla contenente tutte le giustificazioni per un’abdicazione del Papa. Caetani, sostengono gli storici, intravedeva la possibilità di ascendere egli stesso al soglio pontificio, cosa che poi avvenne.
Gregorio XII
Nel 1415 un altro Papa, Gregorio XII, eletto all’epoca dello Scisma d’Occidente a Roma, dopo molti anni di lotte e di contese giuridiche, belliche e diplomatiche, fece atto di sottomissione ai decreti emessi dai padri conciliari, durante il Concilio di Costanza, che era stato convocato dall’antipapa Giovanni XXIII e presieduto dall’Imperatore Sigismondo per dirimere ogni questione. Uno di questi decreti intimava a tutti i contendenti di abdicare, nel caso che non si trovasse una soluzione e non si raggiungesse l’accordo fra i tre pretendenti al Soglio. Davanti al rifiuto di Benedetto XIII (rappresentante dell’obbedienza avignonese) e alla fuga di Giovanni XXIII (poi ricondotto in Concilio e deposto), alla fine Gregorio XII acconsentì ad abdicare, dopo aver riconvocato con una sua bolla il medesimo Concilio. All’abdicazione però non seguì l’elezione di un nuovo Papa, che si verificò passati due anni e solo successivamente alla scomparsa di Gregorio XII, dopo la quale venne convocata un’assemblea mista di cardinali e di padri conciliari, che elesse Martino V nel 1417.