Un libro per raccontare la storia del Paese attraverso il simbolo d’eccellenza del servizio postale, ovvero le buche delle lettere e in generale tutto il mondo legato alla consegna della corrispondenza. Poste Italiane promuove una pubblicazione nell’ambito delle celebrazioni per i 160 anni di vita dell’azienda. Ne parla in un articolo Il Sole 24 Ore.
Il racconto de “Le Belle Poste”
“Le Belle Poste” di Franco Maria Ricci (edizioni Memorabilia, 194 pagine) raccoglie interessanti testi sulla storia delle poste, delle telecomunicazioni e dei francobolli, uniti a un apparato iconografico specificamente dedicato agli oggetti più caratteristici dell’epopea postale. “Accanto ai capi di abbigliamento che nei secoli contraddistinsero postini e postine – si legge – accanto alle carrozze postali, ai telegrafi, ai telefoni e ai francobolli, una sezione apposita fa risaltare la singolare storia e le svariate tipologie delle buche destinate ad accogliere le lettere”.
Dal sedicesimo secolo ad oggi
Le cosiddette buche d’impostazione ebbero origine in Europa nel XVI secolo, ma esemplari così antichi, a quanto pare, non se ne conservano. A Borgo Cerreto (Perugia) esiste una buca di travertino con la dicitura “Littera per posta” e la data 1633. La Repubblica Veneta seminò il suo territorio di artistiche (e araldiche) teste di leone con la bocca aperta e la dicitura “buca delle lettere”. Ai primi dell’Ottocento risalgono invece le prime buche chiuse dallo sportellino in ottone (a garanzia del contenuto), e alla stessa epoca risalgono anche le prime distinzioni per le destinazioni (“corrispondenze per la città e i sobborghi”) e per il formato dei plichi (“buche per lettere”, “buche per stampe”).
Colorate e presenti
Di cassette delle Poste se ne trovano negli anni di vari colori (gialle, rosse, blu, azzurre), con vari simboli legati al potere e per varie funzioni, tutte raccontate nel libro: la corrispondenza militare, i servizi celeri, la posta aerea e quella pneumatica. Infine, nel florilegio di testi che chiude il volume si legge un racconto di Andrea Camilleri che ha come argomento una cassetta delle lettere, perfettamente a norma di regolamento (seppur con lo stemma sabaudo e il fascio littorio sopravvissuti), collocata a un metro e 30 dal suolo, impenetrabile all’acqua e a chi, per caso, si fosse messo in testa di estrarne illegalmente il contenuto.