Per la transizione energetica l’Italia punta sull’idrogeno. Lo stivale, secondo un recente studio congiunto condotto dall’Ufficio europeo dei brevetti (Epo) e dall’Agenzia internazionale dell’energia (Aie), è infatti fra i primi posti in Europa nei brevetti per la transizione verso l’Idrogeno, specie quello ‘verde’ ovvero da fonti non fossili.
L’Italia e l’idrogeno
Il nostro paese, in termini di brevetti globali, è il quinto più innovativo in Europa nelle tecnologie dell’Idrogeno, considerate fondamentali per contrastare il cambiamento del clima, dietro a Germania, Francia, Paesi Bassi e Danimarca. Lo studio prende in considerazione i brevetti registrati nel mondo tra il 2011 e il 2020 in tutta la gamma di tecnologie legate all’Idrogeno: dalla produzione allo stoccaggio, dalla distribuzione alla trasformazione, così come le applicazioni finali.
Il primato dell’idrogeno verde
Ad eccezione del 2013, dal 2011 in poi, i brevetti internazionali richiesti da operatori italiani nella produzione di Idrogeno ‘verde’, cioè da fonti energetiche non fossili, sono stati la maggioranza, sottolinea lo studio. I brevetti internazionali richiesti dagli Italiani per tecnologie che riducono le emissioni utilizzando energia rinnovabile mostrano una prevalenza di queste ultime rispetto alle tecnologie dell’Idrogeno consolidate che fanno ancora uso di combustibili fossili.
La situazione nel mondo
La classifica mondiale dei brevetti sulle tecnologie a Idrogeno vede al primo posto Unione Europea (28% del totale) e Giappone (24%), mentre gli Stati Uniti col 20% sono al terzo posto. Se in Europa e in Giappone i brevetti relativi all’Idrogeno sono cresciuti nell’ultimo decennio, negli Stati Uniti sono invece diminuiti. L’attività di brevettazione internazionale nelle tecnologie dell’Idrogeno è rimasta modesta (benché attualmente in aumento) in Corea del Sud e Cina.