Quando è arrivato nell’hangar, Matteo Messina Denaro in manette si è trovato davanti un quadretto che non si aspettava. I ragazzi del Ros l’avevano messo lì da tempo, da quando era iniziata questa difficile indagine: è una poesia scritta dalla piccola Nadia Nencioni, una delle cinque vittime della strage di via dei Georgofili, avvenuta a Firenze il 27 maggio 1993. La strage per cui Messina Denaro è condannato all’ergastolo. Nadia aveva 9 anni. Qualche giorno prima della bomba, scrisse una poesia intitolata “Tramonto”. “Il pomeriggio se ne va/il tramonto si avvicina/un momento stupendo/Il sole sta andando via (a letto)/È già sera tutto è finito”. “Tramonto” era il nome in codice dell’operazione Messina Denaro.
Nome in codice
A raccontarlo è Repubblica, fornendo i dettagli dell’operazione: “Tramonto era il nome in codice dell’operazione Messina Denaro. Adesso, il padrino appare frastornato. Gli fanno levare il giaccone di montone, ha una camicia elegante, tenuta sopra i pantaloni. Al polso, un orologio da 30 mila euro. All’improvviso, chiede un foglio di carta e penna, scrive: “I carabinieri del Ros e del Gis mi hanno trattato con grande rispetto e umanità. Palermo, 16 gennaio 2023”. Firmato: “Matteo Messina Denaro”.
La strage
La strage di Firenze, per la quale Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo, risale a quasi 30 anni fa. Nella notte fra il 26 e il 27 maggio 1993 alle ore 1.04 in un’antica via del centro storico, via dei Georgofili, ai piedi della storica Torre del Pulci, sede dell’Accademia dei Georgofili, esplode un’autobomba. È un Fiat Fiorino imbottito di 250 chilogrammi di una miscela esplosiva composta da tritolo, T4, pentrite, nitroglicerina. L’esplosione provoca il crollo della Torre sede dell’Accademia dei Georgofili e la devastazione di un’area di 12 ettari con uno scenario da guerra. Muoiono Caterina Nencioni di 50 giorni, Nadia Nencioni di 9 anni, la madre Angela Fiume di 36 anni, Fabrizio Nencioni di 39 anni, Dario Capolicchio di 22 anni. I feriti sono 48, moltissime famiglie rimangono senza tetto. Molti edifici della zona come Palazzo Vecchio, la Chiesa di S. Stefano e Cecilia e il complesso artistico monumentale della Galleria degli Uffizi subirono gravi danni: si perdono per sempre capolavori e preziosi documenti, il 25% delle opere presenti in Galleria.
La famiglia Nencioni
Angela, madre di Nadia e Caterina, era la custode dell’Accademia dei Georgofili. La sua famiglia abitava in un appartamento all’interno della Torre delle Pulci, crollata nell’esplosione. “Dalle macerie – raccontò Umberto Cecchi su La Nazione – emerse un vigile del fuoco, lentamente, scavalcando pietra su pietra e portando in braccio, con grande cura, un fagottino recuperato che sembrava una bambola rotta e invece era un neonato morto. E la tragedia ci entrò dentro infame, terribile. Sapemmo dopo che quella bambola era Caterina, di appena un mese e mezzo. E dopo di lei emersero i corpi del padre, della madre e della sorellina”.
Qui sopra la poesia e il disegno della piccola Nadia