Cosa hanno in comune Dean Martin, i Foo Fighters, Johnny Cash, Barbra Streisand e Pupo? La domanda sarebbe perfetta per un trivial casalingo o un quiz televisivo ma individuarne la risposta è particolarmente difficile, anche concedendosi un piccolo aiuto sul web. Senza l’assillo di dover generare suspense, ecco soddisfatta la curiosità: tutti hanno cantato canzoni in cui si parla di postini. La lista avrebbe potuto essere molto più lunga, visto che siamo nei giorni di Sanremo e il tema – nelle declinazioni più disparate – solletica la fantasia di autori e cantautori di ogni nazionalità e lingua. Come spesso accade nel mercato discografico, Regno Unito e Stati Uniti la fanno da padroni, ma non mancano le incursioni da parte di artisti italiani. Il fascino che la figura di chi consegna le lettere porta con sé è indiscutibile, soprattutto in virtù del suo ruolo di messaggero di notizie (positive o negative, a seconda del mood del brano). E il senso drammatico che genera l’arrivo delle lettere non si è affievolito nell’immaginario dei cantautori anche nell’epoca del digitale.
Musica e lettere d’oltreoceano
Questa presenza costante ha addirittura spinto il Museo Postale Nazionale degli Stati Uniti di Washington, gestito insieme alla Smithsonian Institution, ad aggiornare nel corso degli anni una lista delle più significative canzoni ispirate dal lavoro dei postini. È stata anche individuata la prima in assoluto: “Mail Line Packet”, il cui copyright risale al 1857 per una casa discografica di New Orleans. Da lì, oltre un secolo e mezzo di repertorio, spaziando tra tutti i generi. In “I Know Your Mother Loves You”, Dean Martin chiamava il “mailman” a testimonianza del fatto che la donna di cui si era innamorato fosse preziosa. Barbra Streisand azzardava una metafora in “Love is bore”: l’amore è il postino senza la lettera. Johnny Cash ne aveva bisogno per consegnare la sua “Tear stained letter”, una missiva bagnata di lacrime. E c’è un portalettere anche nell’omaggio dei Foo Fighters al punk dal titolo “Wattershed”. Ma la lista degli artisti anglofoni che hanno chiamato in causa i postini è lunghissima: Shaggy, Kendrick Lamar, LL Cool J, Enrique Iglesias e Pitbull, Billy Ray Cirus (il papà di Miley), i Bone Thugs-N-Harmony, Prince, Natalie Cole, la Bloodhound Gang, Ozzy Osbourne, Van Halen, Rockwell con lo zampino di Michael Jackson Bo Diddley, Death Cab for Cutie, Elvis Presley, Tupac, Daryl Hall & John Oates, Willie Nelson, Huey Lewis & the News, Dave Matthews Band e molti ancora.
Canzoni di casa nostra
E gli italiani? Pupo era già stato annunciato – con il brano non indimenticabile “L’angelo postino” – ma c’è di più. Renzo Rubino portò a Sanremo “Il postino (amami uomo)”, prendendo spunto da Rat-Man e Cinzia Otherside e finendo terzo tra i Giovani. “Il postino” di Pacifico, invece, consegna al cantautore milanese una lettera scritta dalla ex che lo ha appena lasciato. Stesso titolo del brano de I Camillas, che con testo di Calcutta racconta la crisi lavorativa di un portalettere. Anche se non ci sono parole, non si può non citare la colonna sonora de “Il postino”, che portò all’Oscar Luis Bacalov (argentino naturalizzato italiano) e in parte Sergio Endrigo, Riccardo Del Turco e Paolo Margheri (vincitori di una lunga causa per plagio). Ma c’è chi ha fatto ancora di più: ha scelto Postino come nome d’arte. È un giovane e apprezzato cantautore fiorentino, all’anagrafe Samuele Torrigiani, laureato in medicina. Certo, la scelta potrebbe generare confusione ma visto che negli Stati Uniti sono usciti album dei Postal Service…